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Argentina


Storia

 

Prima dell’arrivo degli spagnoli

I territori argentini e cileni sono stati colonizzati tardivamente da popoli primitivi. In effetti si dice che antichi popoli asiatici misero piede dapprima nell’America del nord, passando attraverso lo stretto di Bering in Alaska circa 26mila anni prima di Cristo e solo verso il 9mila arrivarono nel sud del continente alla ricerca di nuovi territori e risorse. Tra l’altro proprio il periodo fra il 9000 e l’8000 a.C. corrisponde l’ultimo dei momenti di massima espansione dei ghiacciai. La costa era quindi ben più estesa di quanto non lo sia attualmente a causa della maggiore glaciazione dei poli. Questo fa presumere la presenza di numerosi insediamenti lungo un territorio costiero che oggi è sommerso dall’acqua. La Patagonia a causa delle maggiori precipitazioni era molto più verde. Quando gli spagnoli arrivarono trovarono una zona scarsamente abitata senza alcun impero indigeno come quelli Incas o Azteco che incontrarono più a nord. La zona del nord-ovest del Paese era senz’altro la più evoluta a causa delle influenze derivanti dagli imperi Incas e Tiahuanaco che inglobarono anche quest’area nei loro territori. Gli abitanti di quest’area vivevano in case di pietra in villaggi che arrivavano a contenere 3000 persone spesso circondati da mura e posti in luoghi sopraelevati. L’agricoltura era di tipo intensivo e si allevavano lama e alpaca. Buono il livello delle arti figurative eccellente la lavorazione dei metalli (rame e ottone) e discreta la scultura del legno e la produzione di ceramica. Le popolazioni erano organizzate in tribù spesso confederate. Più a sud si procedeva è più arretrate erano le popolazioni incontrate e rozze le lavorazioni artigianali. Si trattava di gruppi di nomadi dediti alla pesca, caccia e alla raccolta di frutti selvatici. Abitavano in ripari temporanei fatti con pelli d’animali. Molti degli animali che cacciavano sono ormai estinti. Nella Terra del Fuoco e nel sud della Patagonia gli indigeni vissero indisturbati in modo sempre uguale per più di 6mila anni dedicandosi alla caccia e alla pesca fino al contatto completo con gli europei avvenuto intorno alla fine del XIX secolo. L’assenza di evoluzione può indicare non solo uno stato di arretratezza culturale come conseguenza dell’incapacità di evolversi ma anche una perfetta simbiosi con il territorio che permise un perfetto utilizzo delle risorse. Intanto comunque in Messico e Perù si stava passando dalla fase della caccia e raccolta dei frutti selvatici all’agricoltura di ortaggi e frutta. Mais, barbabietole, patate, peperoni e pomodori furono sin dal 4.500 a.C. utilizzati nella dieta quotidiana. Importanti furono il primo tardivo periodo della Ceramica che va dal 500 a.C. al 600 d.C. seguito da quello Medio dal 600 al 900 d.C. e quello avanzato che durò fino al 1.480 d.C., ognuno contraddistinto dallo stile di lavorazione della ceramica. Mano a mano che le popolazioni progredivano i villaggi divenivano sempre più grossi, si miglioravano e intensificavano le vie di comunicazione e di irrigazione, si facevano sempre più raffinate le tecniche di lavorazione dei materiali. Nel 1.480 arrivarono a nord gli Incas che costruirono fortezze e posti di ristoro oltreché strade che ancora oggi sono visibili.

Dall’arrivo degli spagnoli

Durante al prima metà del XVI secolo personaggi quali Colombo, Vespucci, Magellano, Solìs e Caboto, in nome delle monarchie spagnole o portoghesi, esplorarono e conquistarono ampie fette del Nuovo Mondo. Nel 1536 Pedro de Me ndoza fondò Santa Maria de Buenos Aires. Inizialmente l’Argentina fu possesso del vicereame spagnolo del Perù tanto che fu commercialmente interdetta la navigazione del Rìo della Plata. In seguito la monarchia spagnola accettò di rendere liberi i commerci lungo il Rìo della Plata creando un nuovo vicereame con base a Buenos Aires. L’immediata conseguenza fu l’aumento della popolazione di Buenos Aires da 2.200 abitanti nel 1726 a più di 33mila nel 1778. Nella seconda metà del Settecento comparvero i Gauchos, rudi camperi, che caratterizzarono molti dei fatti storici e del folclore argentini, in maniera direttamente proporzionale all’espansione dei ranch. All’inizio dell’Ottocento, per ben due volte,  gli Inglesi tentarono di invadere il territorio argentino. Il viceré spagnolo fuggì a Montevideo con i suoi soldati e la resistenza fu quindi organizzata dai rimasti che si batterono valorosamente tanto da scacciare gli Inglesi. La consapevolezza di poter contrastare dei forti eserciti e le difficoltà che la Spagna andava incontrando in Europa con le invasioni Napoleoniche determinarono il distacco del regno dalla Spagna avvenuta ufficiosamente nel 1810 e ufficialmente nel 1816. Un Comitato Comunale Aperto depose il viceré spagnolo e una giunta rivoluzionaria ispirata al pensiero liberale europeo si incaricò di iniziare la storia indipendente dell’Argentina. Iniziò una lunga e travagliata storia in alcuni momenti anche democratica in cui i soggetti furono tiranni, caudillos, gauchos, demagoghi, militari, lavoratori comunisti con un’iniziale lotta tra Unitarios e Federales. Celebri nel bene e nel male le figure di José San Martìn (eroe nazionale che liberò definitivamente dagli Spagnoli l’Argentina), Manuel de Rosas (feroce tiranno che portò al potere pratiche di repressione e tortura tipica dei Caudillos), Urquiza (primo presidente dello Stato Argentino). La Costituzione fu approvata nel 1853 sul modello di quella degli Stati Uniti Federali. Il fine ‘800 fu un periodo di grande trasformazione e grandi masse di lavoratori europei cominciarono ad arrivare per colonizzare territori immensi. Il Ministro Roca guidò la “Conquista del Deserto” che finì nel 1879 con la strage di migliaia di indigeni che risiedevano nel sud del paese. A fine ‘800 iniziò anche il periodo dell’oro. Dopo la 1a Guerra Mondiale il paese raggiunse livelli di ricchezza insperati. Il Paese era però in mano a poche famiglie. Si andarono costituendo i partiti politici come  l’Unione Civica Radicale, il Partito Socialista e Anarchico. Ci furono periodi di grandi scioperi e i governi cominciarono a cadere frequentemente anche e soprattutto ad opera di ribellioni e golpe militari. Ci furono presidenti che si trovarono ad affrontare fino a trentacinque golpe militari. Fondamentale nella storia argentina la figura del presidente Peròn e della moglie Eva Duarte o Evita che caratterizzarono gli anni Quaranta e Cinquanta con una piccola coda dopo anni di esilio nei Settanta. Molti furono i militari al potere in seguito a golpe e destituzioni durante gli anni Cinquanta e Ottanta. Il periodo più buio fu senz’altro quello degli anni Settanta in cui i militari guidarono il Paese attraverso la repressione più feroce, facendo fisicamente sparire nei modi più crudeli gli oppositori veri o presunti al governo militare. Con la scusante della lotta al terrorismo comunista sparirono (da cui desaparacidos) 40mila persone. Intanto l’inflazione e l’economia continuavano dagli anni Cinquanta in poi incessantemente a crescere l’una e a crollare l’altra. Si arrivò a svalutazioni del 1000%. I generali tentarono di riunire all’inizio degli anni Ottanta il Paese diviso e distrutto dalle sevizie e dalla censura, attraverso la rivendicazione delle Isole Malvinas ma la forte reazione inglese e l’impreparazione argentina determinarono una sconfitta totale anche in questo ultimo strenuo tentativo di ricompattare il paese. Nel 1983 dopo la caduta di Gualtieri e la presa di coscienza dei militari di non poter più guidare il paese ci furono le prime attesissime elezioni dopo i tristi anni Settanta. Di qui inizia la rinascita del Paese dapprima con Alfonsìn e successivamente con Menem che riportarono l’Argentina alla vita democratica e a superare almeno parzialmente una disastrosa situazione economica. Il problema dell’impossibilità di giudicare seriamente i militari colpevoli delle sparizioni degli anni Settanta ha creato notevoli tensioni nel paese non ancora sopite. Oggi comunque l’Argentina è un Paese pienamente democratico e la società si è riappropriata di uno stile di vita liberale di tipo europeo e/o  statunitense che gli è proprio fin dalla sua nascita. Il Paese conta circa 44,27 milioni di abitanti di cui solo un numero imprecisato tra i 100mila e i 600mila possono essere fatti risalire alle antiche popolazioni indios. Il resto è costituito soprattutto da italiani, spagnoli, inglesi, tedeschi, slavi e un’infinità di altre razze europee o asiatiche. Gli europei costituiscono l’85% della popolazione. Circa tre milioni di abitanti risiedono nella capitale. Oggi dell’argentino si dice che sia un italiano che parla spagnolo, abita case di stile francese e creda di essere un Inglese.