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Giappone


Storia

Le tracce di civiltà più antiche ritrovate risalgono a circa 70mila anni fa nell’isola di Kyushu.
Le origini dell’impero possono essere collocate nel 660 a.c, con la discesa dal cielo di Jimmu Tenno, nipote della dea del sole e primo sovrano della dinastia tuttora regnante.
Dalle ricostruzioni effettuate, il Paese all’epoca era organizzato in una sorta di confederazione di entità semi-tribali, gli uji, uniti dall’adorazione di una divinità comune.
Intorno al V secolo, in coincidenza con l’introduzione del Buddismo, si scatenarono lotte tra le famiglie più potenti: i Soga, i Monombe e i Nakatomi. I Soga miravano a uno Stato dal potere centrale, mentre i nakatomi lottavano per una concezione tradizionale di governo.
Shotoku Taishi, propagatore del messaggio dei Soga, fu erede dell’imperatrice Suiko, i rapporti tra Giappone e Cina si strinsero (grazie all’adozione del calendario cinese, delle riforme burocratiche e all’interruzione della tradizione di cambiamento della città capitale alla morte dell’imperatore). Sul piano istituzionale si susseguirono lotte dinastiche tra famiglie eredi al trono: il potere effettivo era nelle mani della famiglia Fujiwara, che non riuscì però ad evitare il sorgere di nuovi e potenti famiglie militari nei vasti territori orientali. La continua cessione dei diritti di proprietà della terra a monasteri buddisti e alle famiglie dell’aristocrazia aveva facilitato la formazione di latifondi e questi a loro volta avevano provocato il nascere di gruppi armati semiautonomi. Le famiglie che minacciarono il potere furono quindi i Taira e i Minamoto. Questi ultimi, avendo sconfitto i rivali nella battaglia di Dan no Ura (1185), instaurarono un governo di tipo militare a Kamakura, prendendo il nome di shogun. Questo avvenimento segna la fase di transizione dal periodo Heian a quello di Karakura (1185-1333).
Attraverso un intricato gioco di alleanze, la famiglia degli Hojo prese il potere;  il rifiuto della nomina di vassala proposta da Qubilai Khan fu causa del tentativo di conquista del territorio Giapponese da parte dei mongoli, fallito grazie a una strenua resistenza. Nonostante la vittoria in campo di battaglia, gli Hojo persero il prestigio a causa del ridimensionamento della responsabilità familiare a favore dei vassalli difensori della patria.
A questa situazione si deve aggiungere la grave crisi causata da una lotta dinastica: questo periodo, infatti, vede contrapporsi due distinti rami della famiglia imperiale, dal quale risultò vincitore lo shogunato Ashikaga, che condusse il Giappone a un periodo di crescita economica e culturale grazie alle attività costiere commerciali.
Questa temporanea fase di pace fu interrotta verso il 1465 dalle lotte per la scelta del IX shogun. Ebbe quindi inizio il periodo Sengoku.
La trasformazione di feudi in signorie, lo sviluppo commerciale, la nascita delle città libere e l’introduzione di armi da fuoco furono i fattori che contribuirono maggiormente al profondo mutamento strutturale del Paese.
Gli iniziatori della riunificazione giapponese furono i Nobunanga, a cui si unirono in seguito Hideyoshi e Iesau. Strinsero forti alleanze con i daymo più potenti e sfruttarono il cristianesimo per beneficiare dal commercio portoghese  e per reprimere i monaci buddisti ribelli. In seguito ad un tentativo di conquista della Corea (1895), in cui la Cina giocò un ruolo fondamentale per impedire l’espansione giapponese, il figlio di Hideyoshi fu proclamato shogun, trasferì la capitale a Edo (l’attuale Tokyo), dando inizio al periodo Tokugawa.
La politica interna prevedeva uno stretto controllo delle classi sociali, lo stato fu riorganizzato secondo pensieri neo-confuciani e si assistette ad una chiusura totale verso l’esterno con il blocco dei commerci verso l’estero.
Il paese conobbe per circa 200 anni un periodo di pace e prosperità, fase interrotta con il trattato Kanagawa, in cui i porti furono aperti alle navi americane. In maniera simile, con differenti trattati, vennero instaurati diritti doganali da parte della Gran Bretagna, Russia, Francia e Olanda.
Lo shogunato perse potere e controllo sulla situazione economica del Paese e, dopo secoli, il potere ritornò nelle mani dell’imperatore Mutsuhito, il quale grazie a una rapidissima opera di industrializzazione riuscì a stringere rapporti con la Russia.
Il primo conflitto internazionale fu condotto contro la Cina, a causa del comune interesse verso il territorio coreano: la situazione sfociò in una guerra da cui la nazione nipponica uscì vittoriosa. Grazie al trattato di Shimonoseki, la Cina cedette Taiwan, Pescadores e il Liautung, e venne riconosciuta l’indipendenza coreana.
La continua ingerenza russa nei territori della Manciuria portò il Giappone a una seconda grande sfida: contro tutti i pronostici, nel 1905, venne però firmato il trattato di Portsmouth con cui lo Zar si impegnò a rinunciare all’interesse verso la Manciuria,  lasciando il via libera ai progetti nipponici sulla Corea.