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Estonia


Abitata fin dall'antichità da tribù di ceppo finnico, l'Estonia ha visto susseguirsi per lungo tempo dominazioni straniere. In epoca medievale fu cristianizzata e cadde sotto la dominazione germanico-teutonica. A partire dal XVI secolo fino alla Grande guerra del nord l'Estonia fu dominata dall'Impero svedese, che nel 1721 la cedette all'Impero Russo con il trattato di Nystad. Il dominio degli zar durò fino alla Rivoluzione d'ottobre del 1917. Con la caduta dello zarismo, il governo provvisorio sancì l'autonomia nazionale. Le autorità estoni proclamarono l'indipendenza il 24 febbraio 1918. Il giorno  seguente, però, l'Impero tedesco la invase e la annesse all'Ober Ost. Nel novembre 1918, a seguito del ritiro dei tedeschi, fu la volta di un governo provvisorio subito abbattutto da un'invasione militare della Russia Sovietica. Iniziò quindi la guerra di indipendenza estone. Il 2 febbraio 1920 Estonia e Russia, con il trattato di Tartu, sancirono l'indipendenza della Repubblica d'Estonia. L'indipendenza durò per ventidue anni e coincise con un fiorente sviluppo culturale. Il 16 giugno 1940 le truppe sovietiche occuparono l'Estonia e insediarono un nuovo governo-fantoccio filosovietico che proclamò la costituzione della Repubblica Socialista Sovietica di Estonia e richiese l'annessione all'URSS. La Seconda guerra mondiale segnò ingenti perdite per il Paese, con molte industrie e infrastrutture irreparabilmente danneggiate.  Dopo la guerra il Partito Comunista della Repubblica Socialista Sovietica d'Estonia (PCE) si impose come organizzazione preminente della Repubblica. Con Gorbačëv al potere la supremazia del PCE in Estonia cominciò a vacillare. Il 20 agosto 1991 l'Estonia ritornò libera dichiarando l'indipendenza dall'Unione Sovietica.