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Brasile


Storia

Il Brasile, fino all’epoca coloniale, iniziata con lo sbarco del portoghese Cabral, non conobbe civiltà progredite. I primi sbarchi da parte degli europei cominciarono nel VI secolo, la Lusitania (attuale Portogallo) conquistò la regione in seguito ad un conflitto armato  con i coloni francesi. Il primo trattato che definì i temporanei confini fu stipulato tra Spagna e Portogallo per evitare spargimenti di sangue, siglato a  Tordesillas. Durante la seconda metà del secolo i coloni furono impegnati a difendersi dagli assalti stranieri, che in quell’epoca si moltiplicarono a opera di Inglesi, Francesi e Olandesi. Gli ultimi riuscirono a impiantarsi nel Pernambuco, e la zona fu liberata nel 1654.

Quando tornarono i rappresentanti della corona portoghese, la situazione in Brasile era fortemente mutata: gli abitanti avevano acquistato una coscienza nazionale, con aspetto poco graditi a Lisbona. Gli scontri tra i pionieri e i gesuiti furono inevitabili, furono numerosi e  i “bandeirantes” risultarono vittoriosi.

Il Brasile, con l’aiuto di compagnie appositamente costituite, entrò in una fase di sviluppo commerciale, grazie alle riforme amministrative introdotte dal marchese di Piombal, durante il regno di Giuseppe I.

Nel 1763 Rio de Janeiro fu proclamata capitale, a quel tempo vi fu un periodo di assolutismo illuministico, che portò alla richiesta di un provvedimento di abolizione della schiavitù per gli Indios, il quale fu troncato dalla politica reazionaria della regina Maria I. Nacquero così i primi moti indipendentistici, a causa del sentimento di ostilità verso Lisbona.

Contemporaneamente alla bufera Napoleonica, il Regno Unito del Portogallo di Brasile cominciò la sua politica espansionistica conquistando l’odierno Uruguay, che diventò provincia Cisplatina del Brasile.

Nel 1821, quando Giovanni VI dovette rientrare a Lisbona, Don Pedro assunse il  potere, e questo fu visto dal parlamento portoghese come preludio all’indipendenza brasiliana. Era il 7 settembre 1821 in cui Il figlio di Giovanni VI fu incoronato nuovo imperatore del Brasile, decretando l’indipendenza dalla madre patria.

Alla morte di Giovanni VI, sorsero nuove complicazioni; non volendo rinunciare alla corona Brasiliana, Pietro I nominò Regina la figlia Maria, mentre in America un nuovo conflitto con l’Argentina per il possesso della Banda Oriental si protrasse fino al 1828 e  terminò con l’indipendenza dell’Uruguay.

Sul piano internazionale il Brasile aiutò, nel 1850, i liberali uruguayani contro il dittatore argentino Rosas, e soprattutto dal 1865 al 1870, combatterono al fianco dell’Uruguay e dell’Argentina contro il Paraguay di Francisco Lopez.

Il Brasile si affermò quindi come potenza militare, e nel frattempo cambiamenti economici portarono il paese a una forte crescita, aumentando il divario tra il nord  (economia basata sullo schiavismo) con il sud (in cui vi era la necessità di una mobilità della forza-lavoro). Il contrasto di queste due realtà sfociò nella richiesta dell’abolizione della schiavitù. L’imperatore, il quale  inizialmente non comprese l’entità dei fermenti, si schierò con la parte settentrionale. La contrapposizione si radicalizzò: nel 1871 si costituì a Sao Paolo un partito repubblicano. Sfruttando la momentanea assenza dell’imperatore, i liberali indussero la reggente a firmare una legge che concesse inizialmente la libertà ai nati degli schiavi di origine africana, successivamente estesa a tutti gli schiavi.

L’istituzione monarchica era condannata, e l’abdicazione di Pietro II avvenne senza nessuna resistenza. Il primo presidente della nuova repubblica Fonseca promulgò nel 1891 la prima costituzione brasiliana.