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Ecuador


Storia

Civiltà precolombiane

Le prime civiltà in Ecuador si sviluppano nelle zone costiere: La Tolita, Bahía, Manta, Valdivia e Machalilla sono le prime popolazioni a lasciare tracce di civiltà e a creare le fondamenta della cultura ecuadoriana. Sulla Sierra invece si avvicendarono diverse civiltà: i Quito negli altopiani settentrionali - che furono sottomessi dai Cara, provenienti dalla costa, creando così la civiltà dei Shyri - e i Cañari nell’area dell’odierna Cuenca.

Gli Inca

In origine erano una piccola tribù situata nelle valli di Cuzco. Alla fine del XIV secolo iniziano l’espansione che porta intorno alla metà del XV sec. alla creazione di un grande impero, caratterizzato da un efficiente apparato statale. La capitale Quito è collegata con gli altri centri amministrativi e religiosi dell’Impero dal Cammino del Sole. Gli Inca influenzano profondamente la cultura dell’Ecuador, modificandone l’organizzazione sociale, introducendo nuovi tipi di cultura, come il cacao, le patate dolci e le arachidi, diffondendo l’uso del Lama come bestia da soma. Il quechua diviene lingua ufficiale.

La conquista Spagnola

Quando nel 1532 il conquistatore spagnolo Pizzarro arriva in Ecuador, l’impero Inca è in declino, logorato da un’aspra guerra di potere tra Atahualpa e Huáscar, i due figli eredi del sovrano Huayna Capac.  L’avanzata di Pizzarro e dei conquistadores è inarrestabile: nel 1533 l’imperatore Atahualpa fu decapitato e il fratello di Pizzarro, Gonzalo, viene nominato governatore di Quito. Questo evento sancisce l’inizio del periodo coloniale: la sede amministrativa dell’Ecuador diventa Lima, in Perù.

Il periodo coloniale

L’arrivo degli spagnoli ha un impatto traumatico sui nativi: particolarmente devastanti sono le epidemie (soprattutto di morbillo e vaiolo) che si diffondono tra la popolazione, decimandola. Gli europei impongono elementi culturali nuovi come l’uso del denaro, la proprietà privata, il concetto di profitto. Il cattolicesimo diviene la religione più diffusa: la Chiesa diventa un’istituzione potentissima nel Nuovo Mondo. Nel 1563 Quito è dichiarato centro amministrativo dell’Audiencia (un’entità politica di maggior rilevanza) e fiorisce come centro artistico, religioso e culturale prosperoso: nasce la Scuola di Quito, che nel XVII sec. produce alcune delle opere sacre più belle di tutto il Sud America. Sorgono altri centri coloniali: Loja, Cuenca, Riobamba, Otavalo e Ibarra. Seppur durante la colonizzazione spagnola vi fu un periodo pacifico, il governo incoraggiava i lavori forzati  nelle piantagioni, causando numerose rivolte indigene.

Verso l’indipendenza

Durante il XVIII secolo avviene un lento declino della dominazione spagnola in Ecuador. Nel 1767 il re Carlo III espelle i gesuiti dall’Impero spagnolo: le missioni vengono abbandonate e alcune delle haciendas cadono in declino. Il 10 agosto 1809  un gruppo di ribelli capitanato da Juan Pio Montúfar riesce a instaurare a Quito un governo che dura però solo ventiquattro giorni. Il processo di indipendenza viene avviato dal venezuelano Simón Bolivar che libera la Colombia nel 1819 e appoggia la popolazione di Guayaquil quando questa dichiarò l’indipendenza il 9 Ottobre 1820. Bolivar sogna un Sud America unito e fonda la Gran Colombia (dall’unione di Venezuela, Colombia ed Ecuador). Nel 1830 L’Ecuador si affranca dalla Gran Colombia e diventa una nazione indipendente. Viene redatta la prima Costituzione. L’indipendenza dalla Spagna non sancisce però libertà ed eguaglianza per tutti: gli indigeni continuano ad essere sfruttati dalla classe dominante. La discrepanza tra assetto sociale e i valori della democrazia che hanno guidato la spinta indipendentista, si traduce in un conflitto politico tra conservatori e liberali che si protrae fino ai giorni nostri. L’instabilità politica non sfocia mai in una dittatura - come in altri paesi latino americani – ma la rappresentanza militare al governo è comunque molto forte. Nel XX secolo sono stati più gli anni di regime militare che quelli di governo civile.

Nuovi sviluppi

Il Novecento rappresenta un periodo di grandi cambiamenti a livello economico e sociale. È del 1964 la riforma agraria che sancisce l’eliminazione dell’arcaica istituzione dell’hacienda. La scoperta negli anni ’70 di giacimenti petroliferi rappresenta un’ulteriore svolta che porta a un’impennata economica, ma anche all’acuirsi delle diseguaglianze tra i pochi detentori della ricchezza e la  popolazione povera che non trae guadagno dai nuovi traffici commerciali. I progressi dell'economia e il calo dell'inflazione producono benefici che sono tuttavia indeboliti dalla corruzione ormai cronica: secondo la Camera di Commercio di Quito il paese perde ogni anno l'11,2% del prodotto interno lordo.

Dopo aver tentato nel gennaio del 2000 un colpo di stato, esauritosi in poche ore, l'ex colonnello Lucio Gutierrez ha vinto le presidenziali del novembre 2002, con il 56,14 per cento dei voti, battendo Alvaro Noboa, populista di destra e uomo più ricco del paese. Il 23 marzo 2003, a Milano è stato firmato un accordo che annulla parte del debito dell'Ecuador nei confronti dell'Italia per riavviare il suo percorso di ricchezza. Due anni dopo la nomina del presidente, i risultati delle elezioni hanno messo in luce il calo di popolarità di Gutiérrez. Il tentato impeachment da parte dell'opposizione e la perdita di consenso tra il movimento indigeno, un tempo sostenitore del presidente, legittimano seri dubbi sulla possibilità da parte di Gutiérrez di portare a termine il mandato. Nel mese di aprile 2005 il presidente Gutiérrez è stato destituito e ha chiesto asilo politico al Brasile. In sella al governo dal 20 aprile, Alfredo Palacio ha varato un pacchetto di riforme per ridistribuire i proventi del petrolio in favore della spesa sociale, invece di destinarli alla copertura del debito. Il provvedimento ha riscosso il consenso della piazza. Nel 2007 alla presidenza del paese è stato eletto Rafael Correa, mentre nel 2017 la carica è passata a Lenín Boltaire Moreno Garcés.