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Colombia


Storia

 

Epoca pre-colombiana

Secondo studi basati su resti archeologici come quelli di El Abra, l’attuale territorio colombiano dovrebbe essere stato popolato  tra l'11000 e il 20000 a.C. Le vie di questo popolamento furono varie, come testimoniano le diverse famiglie linguistiche e le differenze culturali. Data la sua posizione geografica l'attuale territorio della Colombia costituì un corridoio tra le popolazioni della Mesoamerica, i Caraibi, le Ande e l'Amazzonia. Nella regione caraibica della Colombia, in particolare nella regione del Canal del Dique, all'inizio della prima fase formativa intorno al 4000 a.C., vi erano già alcuni insediamenti semi-sedentari, suddivisi in gruppi di diverse famiglie che abitavano in grandi case denominate maloca e combinavano le loro normali attività di caccia e raccolta con la prima forma di agricoltura, sia su piccola che grande scala. A Puerto Hormiga (Bolívar) sono state trovate tracce del periodo arcaico, che includono alcuni dei più antichi resti di ceramiche mai trovati in America e risalenti al 3.000 a.C. circa, momento in cui inizia la coltivazione del mais su piccola scala sull'altipiano cundiboyacense, dimostrando come questo alimento sia diventato un componente essenziale della dieta degli abitanti dei villaggi.

Colonizzazione spagnola

L’arrivo degli europei nell’attuale territorio colombiano è datato 1499: in quell’anno, lo spagnolo Alonso de Ojeda, alla guida di un gruppo di esploratori, arrivò nella penisola de la Guajira. Undici anni più tardi le autorità spagnole fondarono Santa María la Antigua del Darién, prima colonia sul continente americano e poi, dopo il consolidamento di questa posizione dominante nelle zone costiere, fondando Santa Marta (1525) e Cartagena de Indias (1533), ebbe inizio l'esplorazione dell'interno, dove vennero fondate Popayán (1536) e Bogotá (1538). Le Leggi di Burgos del 1513 cercarono invano di impedire gli abusi inflitti alle popolazioni indigene, che schiavizzate dai conquistatori erano costrette all'evangelizzazione. La situazione produsse numerose rivolte indigene che impedirono la pacificazione del territorio fino al 1560. Le istituzioni coloniali si insediarono nel 1550: fu allora costituita la Real Audiencia de Santa Fe de Bogotá, in cui erano compresi i territori delle province di Santa Marta, Rio San Juan, Popayán, Guyana e Cartagena de Indias. Per tutto il tempo la colonia fu bersaglio degli attacchi dei pirati al servizio alla Corona britannica, che fu sconfitta nel 1741. Nel 1781 ci fu un'insurrezione della comunità, prima manifestazione di identità creola, con i ribelli in marcia attraverso la capitale per protestare contro nuove tasse e rivendicare la loro quota di ricchezza nazionale.

Emancipazione

Dopo l'invasione francese della Spagna nel 1808, iniziarono i movimenti indipendentisti nelle colonie spagnole delle Americhe. A condurre una forte opposizione contro il Vicereame, nella Nuova Granada, fu inizialmente Antonio Nariño, contrario al centralismo spagnolo. Dopo l'indipendenza di Cartagena dell'11 novembre 1811, ci furono due governi che terminarono in una guerra civile, un periodo che venne chiamato Patria Boba. Nel 1812 vennero proclamate le Province Unite di Nuova Granata, guidate da Camilo Torres Tenorio. Nel 1813 venne proclamata l'indipendenza di Antioquia, nello stesso anno in cui Simón Bolívar lanciò una campagna militare in Venezuela, dove venne però sconfitto l'anno successivo e costretto a fuggire nella Nuova Granada nel 1814. Nonostante i successi della ribellione, la nascita di due distinte correnti ideologiche portò ad uno scontro interno di cui giovarono gli spagnoli, le cui truppe nel 1816 riuscirono a sedare la ribellione e a ripristinare le istituzioni e il Vicereame. Il Congreso de Cúcuta del 1821 abrogò una costituzione il cui obiettivo principale era quello di creare la Repubblica di Colombia. Ma la nuova repubblica comprendeva un territorio enorme, corrispondente ai territori degli attuali Colombia, Venezuela, Ecuador e Panamá, e l'unione dimostrandosi altamente volubile e instabile culminò nella separazione del Venezuela nel 1829, seguita dall'Ecuador nel 1830, anno della morte di Simón Bolívar.

Primo secolo della Repubblica

Dal 1839 al 1884 il paese fu caratterizzato da molta instabilità e si produssero una serie di disastrose guerre civili che segnano ancora la storia della Colombia odierna, e alcune di queste propiziarono modifiche costituzionali, il regime e il nome del paese. Nel 1839 si arrivò alla prima guerra civile colombiana, detta la Guerra dei Conventi. Questa ribellione venne organizzata da José María Obando. Nel 1854 José María Melo condusse un golpe che divise il paese sia politicamente che militarmente. Vi fu una drastica riduzione delle forze armate, un requisito importante per creare il federalismo, che si instaurò fino al 1859, momento in cui si arrivò alla quarta guerra civile con l'inizio di una ribellione nello stato di Cauca che rovesciò il governo tra il 1860 e il 1863. Da questo periodo fino al 1876, durante gli anni della Costituzione di Rionegro che favorì l'autonomia degli Stati e la creazione di potenti eserciti regionali in contrasto con la debolezza politica del governo centrale, si arrivò a contare circa quaranta guerre civili regionali e solo una nazionale. Il XX secolo ebbe inizio nel bel mezzo della Guerra dei Mille Giorni. Questo, insieme con la separazione di Panamá, portò alla rinuncia al proprio mandato del governo di Rafael Reyes nel 1909. Nel 1910, l'unico presidente del partito repubblicano, Carlos Eugenio Restrepo, assunse il potere. Nello stesso anno l'approvazione di un emendamento costituzionale vietò alle forze militari l'impegno in politica.

Dalla Repubblica Liberale al Fronte Nazionale

L’anno 1932 vide scatenarsi la guerra tra Colombia e Perù, la prima guerra internazionale della Colombia come repubblica indipendente.  Tra il 1930 e il 1946 il Partito Liberale prese il potere. Attraverso divisioni interne al mondo liberale, i conservatori ripresero il potere presidenziale con Mariano Ospina Perez, aumentando il grado di violenza politica, soprattutto dopo l'assassinio di Jorge Eliécer Gaitán, avvenuto il 9 aprile 1948 a Bogotà. Il Bogotazo viene considerato come l'inizio del periodo noto come la Violencia, in cui le regioni tradizionalmente fedeli a uno o un altro partito commisero omicidi mirati contro i membri locali di altri partiti politici. L'astensione del Partito Liberale alle elezioni presidenziali del 1950, in cui venne eletto Laureano Gómez, favorì la violenza bipartisan in Colombia. Durante questo periodo il governo colombiano inviò un contingente di soldati per la Guerra di Corea. Questa iniziativa di indipendenza si perse perché il Partito comunista colombiano cercò di appropriarsi del lavoro già svolto dalla guerriglia cercando di determinare la propria influenza. Con l'intento di pacificare il paese la classe politica favorì un colpo di stato e mise al potere il generale Gustavo Rojas Pinilla nel 1953. La maggior parte dei guerriglieri, attratti dalle proposte di pace del governo, consegnarono le armi. Un accordo tra liberali e conservatori mise fine alla dittatura di Rojas Pinilla e una giunta militare provvisoria istituì il Fronte Nazionale, regresso della democrazia elettorale sulla base di una distribuzione della presidenza alternata tra i due grandi partiti. Mentre il Fronte Nazionale pose fine alla violenza bipartisan, chiuse la porta su altre opzioni, e alcuni decisero di prendere la via della lotta armata.

La storia recente

La divisione dei poteri tra liberali e conservatori continuò anche dopo la fine del Fronte Nazionale nel 1974, anche se fu consentita la partecipazione di altri partiti politici dopo la riforma costituzionale del 1968, inizialmente a livello locale e regionale. Questa situazione diede adito al narcotraffico che costituì uno dei fattori della situazione di conflitto armato in Colombia, mantenendo il paese in uno stato di crisi permanente, con azioni come la presa del Palazzo di Giustizia nel 1985. All'inizio del 1990 si approvò la nuova costituzione e si iniziò un processo di apertura economica sotto la presidenza di César Gaviria. Nel 2002 giunse al potere Álvaro Uribe Vélez, con la promessa per porre fine alla violenza attraverso il rafforzamento istituzionale. Durante il suo primo mandato egli raggiunse un accordo che consentì un processo di smobilitazione dei gruppi paramilitari. La coalizione di governo riuscì a riformare la Costituzione.