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In Sudafrica per un viaggio che lascia il segno.

Da Johannesburg a Cape Town per un turismo che non sia solo emozionante scoperta ma concreta opportunità per una crescita delle comunità locali che vada di pari passo con la conservazione delle risorse naturali.

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Il tempo trascorso in Africa non è mai quello di una semplice vacanza. Ogni giorno in questa terra di contrasti maestosi accresce in maniera profonda il legame con i luoghi che si visitano e le persone che si incontrano.
Custode di più di seicento parchi nazionali e riserve, il Sudafrica è la meta ideale per gli amanti di questa natura grandiosa che qui si esprime in una straordinaria varietà di ambienti e paesaggi. Infinite le possibilità di escursioni per esplorare senza dimenticare i safari, quintessenza stessa degli itinerari a queste latitudini. Le meravigliose coste del Capo di Buona Speranza, cuore di una vegetazione simile alla macchia mediterranea; le regioni semidesertiche, come quella del Karoo; poi ancora savana e prateria, habitat dei grandi animali; e ancora, le verdi montagne del Blyde River Canyon: sono tra le immagini più emblematiche di una diversità esplicitata meglio che mai dal suo leader Nelson Mandela che definì la sua come una “nazione arcobaleno”.
In un paese nato all’ombra di enormi disparità socio-economiche il cammino verso la libertà riparte dal ripensare gli equilibri tra uomo e natura. Un bene tanto prezioso, quanto fragile, che può essere vissuto consapevolmente scegliendo un coinvolgimento totale e reale con il territorio che limiti al minimo l’impatto sull’ecosistema e innesti un circuito virtuoso di tutela della biodiversità attraverso le comunità locali. Un progetto di più ampio respiro che guidi chi vive in questi santuari naturalistici nella gestione delle risorse in maniera sostenibile così da trasformare la conservazione in un’opportunità di sviluppo con ricadute benefiche in termini di educazione, scolarizzazione, sanità e sicurezza alimentare.
Il turismo come esperienza responsabile può, quindi, concretamente diventare un modo per fare la differenza in questa prospettiva di sviluppo a salvaguardia dell’ambiente come inclusione sociale e supporto alla popolazione sudafricana che diventa essa stessa protagonista della valorizzazione del proprio territorio.
Ma cosa scegliere di visitare e fare per vivere un viaggio che si impegni in questo senso a cogliere l’anima più vera e profonda del Sudafrica?

JOHANNESBURG SULLE ORME DI MANDELA
Prima significativa tappa di un viaggio che permetta di comprendere la realtà sudafricana oggi, alla luce degli anni difficili dell’apartheid, è sicuramente “Jo'burg”, una vera realtà in fermento che sta lentamente rifiorendo come il resto del paese. Ogni angolo qui sembra rievocare la figura dell’amato Madiba. A omaggiare il primo presidente eletto democraticamente della Repubblica del Sudafrica, nonché figura mondiale di grandissimo spessore, testimone di pace e tolleranza, c’è il ponte simbolo della metropoli inaugurato nel 2003 per i suoi ottantacinque anni e oggi il più lungo di tutta l’Africa meridionale. Nella zona di Sandton nella Nelson Mandela Square spicca una sua enorme statua di bronzo. Particolarmente toccante la visita al Museo dell’Apartheid, esperienziale nel vero senso della parola fin dall’arrivo dove i visitatori vengono accolti in un ingresso specifico a seconda della loro origine etnica. All’interno una multimedialità a servizio della memoria guida nella testimonianza di un passato di abusi tristemente recenti. Completi anche gli approfondimenti sul difficile percorso verso la democrazia che culminano nel video della liberazione di Mandela dopo 27 anni di prigionia. Prima di lasciare Johannesburg, una tappa d’obbligo è Soweto, originariamente abbreviazione di South Western Townships, abitata da minatori e lavoratori di colore,dove vennero mossi i primi passi alla lotta contro il regime di segregazione razziale. Al numero 8115 di Vilakazi Street c’è la casa in cui Mandela visse con la moglie Winnie e i figli, ora trasformata in un museo.

IMPEGNO ED EMOZIONI NATURALI NEL PARCO KRUGER
Da un avamposto per i diritti della democrazia sudafricana il viaggio continua verso quello da primato della riserva più grande di tutto il paese. Con un'estensione di quasi ventimila chilometri quadrati che confina con il Mozambico e lo Zimbabwe, il Parco Nazionale del Kruger è un museo a cielo aperto di natura selvaggia più viva che mai
I numeri della fauna che è possibile osservare libera e più vicina di quanto ci si possa aspettare sono da capogiro: 147 specie di mammiferi, 118 specie di rettili, 227 specie di farfalle e oltre 500 specie di uccelli. A farla da padroni nelle memorie del cuore oltre che di cellulari e macchine fotografiche ci sono però i “big five”, termine coniato dai cacciatori stranieri dell'Ottocento per riferirsi agli animali più ambiti e pericolosi: leone, rinoceronte, bufalo, leopardo, elefante.
Apostrofato dai locali come "wildtuin", letteralmente il giardino selvaggio, anche dal punto di vista della flora il parco non disattende le aspettative. La fertile parte meridionale, dove la boscaglia è punteggiata da colline granitiche, è quella più battuta dai viaggiatori, mentre i salici della zona centrale lasciano il posto ad acacie spinose e veld nella parte orientale. A nord domina il mopane e si possono addirittura ammirare maestosi baobab.
Data questa premessa è facile comprendere perché, secondo noi, per cogliere a 360° l’importanza di quest’area, che non si esaurisce nella sola, seppur emozionante, osservazione degli animali, il parco vada esplorato nella sua interezza. Posizione privilegiata per vivere tutto questo è quella del nostro Mdluli Safari Lodge nel cuore del Kruger National Park a Pretoriuskop. Un progetto di collaborazione promosso da Il Diamante insieme alla comunità locale Mdluli che, da un lato, ha consentito la realizzazione di uno splendido campo glamping e dall’altro ha fornito opportunità di sviluppo e lavoro ai locali. L’impegno del personale della comunità nelle attività logistiche del campo e il sostegno alla produzione dell’artigianato locale hanno permesso di procedere con la costruzione di abitazioni, ospedali, scuole, campi da gioco e tutte le infrastrutture necessarie al futuro della comunità stessa qui nell’area. Fondamentale anche il contributo verso una nuova consapevolezza sul ruolo degli animali che popolano il parco non più fonte di cibo e/o denaro, bensì un’importantissima risorsa da proteggere e salvaguardare, il cui valore va ben oltre quanto si potrebbe ottenere dalla loro caccia sconsiderata. Ogni ospite contribuisce attivamente al mantenimento di questa realtà virtuosa con una “Conservation & Development Fee” al supporto della comunità Mdluli e delle attività di antibracconaggio coadiuvate da una guida italiana residente in loco.
Le 50 tende, costruite per avere un basso impatto ambientale, sono state disegnate per accontentare le esigenze di viaggiatori che non sono alla ricerca di un lusso ostentato ma del privilegio di vivere esperienze autentiche, immersi nella natura, senza rinunciare al comfort. Il ristorante e il “boma”, ideale per cene sotto le stelle, un bar, un negozio e un centro interattivo che promuove le attività antibracconaggio oltre a una piscina alla base di un’antichissima formazione rocciosa, completano i servizi. 
L’esperienza del safari, oltre ad avere il plus dell’assistenza nell’avvistamento della guida italiana residente, ha il vantaggio di potersi svolgere sulle piste del parco e anche off road per l’avvistamento degli animali più grandi nell’area in concessione adiacente al campo. Ricordando la stagionalità invertita del Sudafrica rispetto all’Italia ma sempre con molte ore di luce durante il giorno, l’emozione della scoperta dei ritmi millenari della vita senza filtri sarà grande sia durante l’inverno che nell’estate australe. Nella parte nord del paese dove è localizzato il parco, le precipitazioni sono più abbondanti nella stagione “verde” da dicembre a marzo. In questi mesi gli animali si mimetizzano meglio nella vegetazione rigogliosa e sono più difficili da ammirare. Allo stesso tempo questo è il periodo dei cuccioli che nascono nel momento di maggior disponibilità di cibo per avere più forza nell’affrontare il ciclo della vita. In inverno, invece, la visibilità permetterà di osservare emozionanti spettacoli di vita nella savana con grande facilità, soprattutto nei pressi delle scarse pozze d’acqua dove gli animali si radunano per abbeverarsi. Alle prime luci del mattino come a quelle del tramonto le atmosfere saranno da sogno!

LUNGO LA PANORAMA ROUTE
Il tour slow di scoperta dell'incredibile ricchezza di scenari mozzafiato del Sudafrica prosegue sulla Panorama Route, un percorso altamente paesaggistico nel cuore della Provincia del Mpumalanga che dal Kruger si snoda attraverso la catena montuosa del Drakensberg. I punti panoramici saranno un crescendo di emozioni. Da God’s Window, una roccia a quasi 2.000 metri sul livello del mare, lo sguardo si perderà sul fiume Blyde, sui Monti Lebombo e sul Parco Kruger fino alle magnifiche cascate di Lone Creek. Ma è al Blyde River Canyon che mancheranno le parole per descrivere l’immensa bellezza che si aprirà davanti a quello che è il terzo più grande del mondo dopo il Grand Canyon in Arizona e il Fish River Canyon in Namibia, ma l’unico completamente ricoperto di vegetazione. Profondo circa settecento metri è la meta perfetta per gli appassionati di arrampicata ma anche per gli amanti degli sport acquatici avventurosi che non vedono l’ora di affrontare la discesa in kayak del fiume Blyde. All’orizzonte sono chiaramente riconoscibili le Three Rondavels, anche dette le “tre sorelle”, composizioni rocciose in quarzite e scisto che ricordano la forma delle capanne dei popoli locali da cui prendono il nome con cime a cupola ricoperte di vegetazione e pareti scoscese con licheni che ne danno il colore arancione.
Fotogenico esempio dell’estro della natura sarà Bourke's Luck Potholes dove l’erosione idrica, provocata dall'incontro tra i fiumi Blyde (tradotto significa “il fiume della gioia”) e Treur (“il fiume del dolore”), ha creato delle piscine scavate nella roccia all’interno delle quali nei millenni si sono depositate pagliuzze e pepite d’oro. L’area deve il suo nome al cercatore Tom Bourke il quale, nonostante i numerosi tentativi, non trovò mai il grande filone aurifero oggetto delle sue ricerche che venne però scoperto successivamente da altri nei suoi paraggi. Pittoresca e molto vivace per una sosta in cui acquistare artigianato locale di ottima fattura la piccola cittadina di Graskop

CAPE TOWN, LA PIÙ VIVACE CITTÀ DELL’AFRICA AUSTRALE
La diversità del Sudafrica si ritrova non solo nella sua geografia e natura ma anche nei popoli e nelle culture che ne definiscono la vocazione pluralistica. Undici le lingue ufficialmente riconosciute in un paese che, strategicamente posizionato come punto di approvvigionamento sulle rotte commerciali lungo l’estremità dell’Africa meridionale, trovano in Cape Town la variopinta capitale del crocevia di influenze sulla realtà locale di francesi, olandesi, inglesi e malesi. Affettuosamente soprannominata “The Mother City”in virtù del suo ruolo di città più antica del paese, oggi è una realtà urbana che affascina sotto molteplici punti di vista. Il principale è sicuramente quello paesaggistico: privilegiata la posizione sospesa tra l’oceano e l’iconica Table Mountain che sovrasta il City Bowl, l’area portuale e le sue spiagge di sabbia bianca. Straordinaria la panoramica dalla sua sommità che abbraccia l’intera Penisola del Capo e raggiungibile attraverso una vertiginosa cabinovia rotante, la Cableway, dall’alba al tramonto. La sua particolarità è di essere una montagna piatta, spesso avvolta dalle nebbie che salgono dalla False Bay come una tovaglia adagiata su un tavolo. La vegetazione che la ricopre è quella tipica del fynbos, un habitat simile alla macchia mediterranea, molto ricca dal punto di vista della biodiversità che vanta oltre 1470 tipi di piante tra cui le protee, fiore simbolo del paese.
Soggiornando all’interno del caratteristico V&A Waterfront si avrà poi la possibilità di esplorare il suo mix di architetture pittoresche: le eleganti case Dutch Cape, le coloratissime case di Bo-Kaap e le strutture industriali recuperate dell’emergente quartiere di Woodstock. Un’esperienza variopinta anche quella dal punto di vista dei sapori tra mercati, locali etnici, street food e ristoranti stellati.
La città è però strettamente legata alla figura del grande Mandela in quanto questa fu la prima terra che vide l’11 febbraio 1990 alla sua scarcerazione da Robben Island, prigione per i marinai ribelli della Compagnia delle Indie Orientali fin dal XVII secolo, che oggi rivive come realtà museale particolarmente coinvolgente soprattutto grazie alle visite condotte da chi fu qui prigioniero ai tempi dell'apartheid.
Altro spaccato sulla triste segregazione razziale è quello del Six District Museum che illustra la storia del quartiere creolo, formatosi nel 1838 da insediamenti di schiavi neri e indonesiani liberati: fu smantellato nel 1948 deportando la popolazione nelle township ai margini periferici del centro abitato.

OLTRE I CONFINI DELLA MOTHER CITY: IL CAPO DI BUONA SPERANZA, I VIGNETI E I SAFARI TRA PINGUINI E BALENE
Cape Townè il punto di partenza perfetto per vivere le atmosfere della Penisola del Capo. Emblematico l’arrivo al Capo di Buona Speranza, anche conosciuto come “Capo delle Tempeste” dai naviganti del passato per via della difficoltà a superarlo dovute all'impatto della fredda corrente oceanica del Benguela con l’aria calda e umida proveniente dall’Oceano Indiano. Il primo a mettere piede qui ai confini del mondo fu il portoghese Bartolomeo Diaz nel 1487, ma fu Vasco da Gama, nel 1497, a portare a termine per la prima volta il tragitto verso le Indie. Oggi l'area è diventata un suggestivo parco nazionale, entrato a far parte dei beni dell'umanità protetti dall'UNESCO dal 2004, caratterizzato dalla grande varietà di flora e fauna tipica del fynbos e dai bellissimi sentieri escursionistici. Il punto più elevato è quello di Cape Point, un’impressionante scogliera dalla cui ampia piattaforma si gode una vista mozzafiato sull’oceano. Non meno di 23 navi sono naufragate in questa zona, compresa quella dell’Olandese Volante, il leggendario vascello fantasma che colò a picco nel 1641. Narra la leggenda che, quando monta la tempesta, questa nave misteriosa appaia ancora in queste acque.
L’intera area costiera di Cape Town è davvero magica! Si estende per oltre trecento chilometri dove si alternano più di settanta spiagge incontaminate di cui molte paradiso dei surfisti. Ma quella sicuramente che non può mancare di essere raggiunta è quella di Boulder cuore di una colonia di Jackass, detti anche pinguini africani, che si muovono veloci tra il mare e gli enormi blocchi granitici da cui l’area prende nome. Da appena due coppie di pinguini nel 1982, la colonia ha raggiunto anche picchi di quasi 2.000 esemplari negli ultimi anni. Questo incremento è dovuto essenzialmente al divieto di pesca a strascico nella False Bay, che ha di fatto incrementato il numero di sardine e di acciughe, pesci che sono alla base della dieta preferita dei simpatici animali.
Da giugno a novembre imperdibile anche Hermanus grazioso villaggio sulla Walker Bay, di fronte all'Oceano Indiano. Questa località è considerata una delle più indicate per l’osservazione delle balene. Gli enormi cetacei, che si riescono addirittura ad ammirare ad occhio nudo direttamente dalla riva, dall'Antartide raggiungono le coste Sudafricane alla ricerca di acque più miti per dare alla luce i piccoli prima di riaffrontare in estate la migrazione a Sud. 
Oltre che per gli ennesimi esempi di natura da primato la zona del Capo è famosa per le strade del vino che qui vanta una storia di oltre tre secoli. Furono gli abili viticultori ugonotti francesi a colonizzarla nel ‘600. Grazie alle sapienti tecniche di raccolta e fermentazione dell’uva, alla presenza di un habitat favorevole e un suolo fertile adatto alla coltivazione di viti, il vino sudafricano è oggi conosciuto, esportato e apprezzato in tutto il mondo. La maggior parte dei vigneti si trova nella piana verdeggiante di Boland Basin, circa 80km a nord-est di Cape Town. I fiumi che scorrono in queste vallate e confluiscono nel bacino danno vita a diverse varietà di vino tra cui Syrah, Cabernet Sauvignon e Pinot Noir. Viaggiare qui sarà fare un’esperienza enogastronomica di alto livello ma anche un salto indietro nel tempo tra tenute dall’architettura olandese. A soli 35 minuti di auto da Cape Town, Stellenbosch, con le sue 60 tenute vinicole, è considerata la capitale per eccellenza del vino sudafricano. La sua prima Strada del Vino fu inaugurata nel 1971 e si snoda all’interno di una bellissima valle particolarmente adatta alla coltivazione della vite. The Paarl Wine Route, invece, comprende oltre 40 cantine, molte delle quali sono adibite anche alla produzione di beni alimentari locali quali formaggi e olio d’oliva.

Alla fine di questo viaggio come non essere d’accordo nel definirlo “un mondo in un solo paese”?


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