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Taj Mahal : un’abbagliante storia d’amore.

Andiamo ad Agra, nel Nord dell’India, per approfondire insieme l’affasciante storia e i suggestivi segreti del mausoleo più elegante e magnificente al mondo.

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«Una lacrima di marmo, ferma sulla guancia del tempo», queste le parole utilizzate dal poeta indiano Rabindranath Tagore per descrivere il Taj Mahal, la più ammaliante icona del continente indiano, che nel 1983 è divenuta Patrimonio dell’Umanità Unesco e dal 2007 è entrata di diritto nell’elenco delle 7 meraviglie del mondo moderno. Per molte persone, il Taj Mahal è semplicemente sinonimo di India. Il suo profilo, la sua cupola e i minareti, il colore bianco candido del suo marmo, delineano un’immagine talmente familiare che chiunque potrebbe riconoscerlo senza averlo mai visto. La cosa più stupefacente del Taj Mahal è il fatto che, dal punto di vista architettonico, nulla è stato lasciato al caso. L’opera è estremamente simmetrica e la ricerca della perfezione geometrica è evidente in ogni elemento, che sia esso un minareto, una nicchia, una balaustra o una cupola. Tutto è studiato nel minimo dettaglio per creare quell’effetto ottico di grandezza ed armonia. Le decorazioni calligrafiche sui portali, ad esempio, si ingrandiscono mano a mano che l’occhio si allontana dal marmo. Lo stesso accade con le colonne decorative intorno al mausoleo.

Ma è anche la delicatezza dei colori, che cambiano a seconda dell’ora del giorno che colpiscono il visitatore; la sua posizione vicino al fiume fa si’ che un magico gioco di colori che cambiano durante le ore del giorno e a seconda delle stagioni, diano al Taj Mahal riflessi di colori che lo rendono unico ma sempre diverso. Come un gioiello, il Taj scintilla al chiaro di luna quando le pietre semi-preziose incastonate nel marmo bianco sul mausoleo principale afferrano il bagliore dei raggi della luna. Il Taj è rosato al mattino, bianco latteo alla sera e d’oro quando la luna splende.

Ma il “Palazzo della Corona”, questa la traduzione del suo nome, è soprattutto il più importante, il più imponente e il più costoso monumento mai dedicato ad una donna: il monumento alla passione eterna per eccellenza. Un mausoleo nato da un amore leggendario e che rimane a distanza di secoli una delle più incredibili testimonianze storiche, architettoniche e artistiche della millenaria arte islamica moghul.

LA STRUGGENTE STORIA D’AMORE
Taj Mahal è un luogo mistico e magnetico, che parla della morte e dell’aldilà, ma anche di una struggente storia d’amore; la gigantesca e sublime tomba edificata da un vedovo inconsolabile per ricordare in eterno la moglie.

Il quinto sovrano moghul Shah Jahan, fece costruire questo capolavoro in memoria della sua amata seconda moglie Arjumand Banu Begum, conosciuta con il nome Mumtaz Mahal (che in persiano significa “eletta del palazzo”) bellissima principessa originaria della Persia.

Mumtaz Mahal, molto devota all’imperatore, morì mentre accompagnava suo marito durante una campagna militare nel sud dell’India a Behrampur. Aveva appena dato alla luce il loro quattordicesimo figlio ed ebbe un’ emorragia nel 1631 a soli 38 anni.

La sua morte fu una vera tragedia per l’imperatore, al punto che i suoi capelli e la sua barba nel giro di pochi mesi diventarono completamente bianchi per il dolore. Esistono varie leggende dietro alla decisione di edificare il Taj Mahal. Si racconta infatti che mentre Mumtaz Mahal era ancora in vita, avesse chiesto al suo sposo di farle quattro promesse nel caso in cui fosse morta prima di lui.

Come prima promessa gli chiese di costruire il Taj Mahal; la seconda era di risposarsi per dare una nuova mamma ai loro figli; la terza era che sarebbe sempre stato buono e comprensivo con i loro figli e infine la quarta, che avrebbe sempre visitato la sua tomba nell’anniversario della sua morte. Per ricordare la sua amatissima moglie, Shah fece allora costruire il mausoleo, bianco come il colore del lutto e lo volle imponente e sfolgorante.
Poi meditò di costruirne un secondo identico ma di colore nero e di collocarlo di fronte al primo che sarebbe diventato la sua tomba e di collegare i due mausolei con un ponte d’oro che li avrebbe tenuti uniti in eterno. 

Purtroppo però, subito dopo la fine della costruzione del Taj Mahal, Shah Jahan fu deposto da uno dei figli ed imprigionato in una delle torri del forte di Agra, nella stanza della Torre del Gelsomino, dove ogni giorno in lontananza poteva contemplare il Taj Mahal cambiare colore a seconda della luce del giorno, come un miraggio o un sogno lontano. Alla sua morte, quattro anni più tardi, venne poi seppellito affianco alla amata Mumtaz Mahal.

Poco dopo la capitale dell’impero fu spostata da Agra a Delhi, facendo diminuire notevolmente l’importanza di questa città e l’attenzione delle autorità su di essa. A causa di un abbandono secolare, alla fine del XIX secolo, complici il tempo e i ladri di tombe, la struttura versava in un forte stato di abbandono. Questo periodo di abbandono e disinteresse terminò solo con la nomina a viceré dell’India dell’inglese lord George Nathaniel Curzon che avviò una fondamentale campagna di restauro dell’intera struttura terminata nel 1908.

CARATTERISTICHE ARCHITETTONICHE
I lavori iniziarono nel 1632 e si conclusero solo nel 1654 e impiegarono più di 1000 elefanti e circa 20.000 persone, tra cui numerosi artigiani provenienti da varie parti del mondo, anche dall’Europa, Italia compresa con l’artista di nome Geronimo Veroneo. Secondo la leggenda, per preservare l’unicità dell’opera pare che Shah Jahan abbia decretato che a tutte le maestranze che avevano lavorato all’opera fossero tagliate le mani e che venisse tagliata, invece, la testa all’architetto che aveva realizzato il progetto, così che nessuno potesse eguagliare mai più tanta bellezza.

Una volta varcata la soglia si presenta agli occhi del visitatore un giardino in stile persiano di geometrica bellezza che circonda il mausoleo. Il disegno dei giardini ed il corso d’acqua davanti al Taj Mahal si rifanno all’ideale di paradiso in voga in quegli anni: infatti nei testi islamici era descritto come composto da quattro canali che si incontrano al centro e che dividono il tutto nei quattro punti cardinali. I canali fanno confluire a loro volta l’acqua verso un’ampia vasca che riflette sulla superficie tutta la struttura doppiando la bellezza del Taj Mahal.

Il mausoleo vero e proprio è una struttura che nel punto più elevato misura 68 metri ed è posto al di sopra di una sopraelevazione quadrata che ha 4 minareti posti ai suoi 4 vertici. All’interno dei minareti sono poste scale spiroidali che consentono di raggiungerne la cima. Ai lati di ogni apertura dell’edificio, inoltre, è posto un pinnacolo di forma ottagonale che supera in altezza il tetto.
La parte superiore è sovrastata da 22 piccole cupole disposte su due file che indicherebbero il numero di anni necessari alla costruzione del Taj Mahal. Nell’edificio si apre un arco ogivale la cui forma viene ripresa in ogni parte della struttura come nelle nicchie presenti lungo ogni faccia del mausoleo. Esternamente poi ci sono varie scritte, soprattutto versetti del Corano; nella parte posteriore del mausoleo una delle citazioni più belle del corano che si conclude con questa frase:

“O anima che riposi, ritorna al Signore in pace con lui ed egli in pace con te. Entra come uno dei suoi servitori nel suo giardino.”

I caratteri delle scritte si ampliano man mano che si sale seguendo la linea della scrittura e in prospettiva sembrano tutti scritti nella stessa misura. La costruzione è realizzata con ben 28 tipi diversi di pietre preziose e semi preziose incastonate nel marmo bianco come motivo decorativo nell’intera struttura.

Il percorso quasi iniziatico che si compie all’esterno porta al nucleo centrale che si trova sotto la cupola e alla base in cui riposano, riuniti dopo la loro dipartita dalla vita, i due coniugi che sanciscono ancora oggi il loro immortale ricordo destinando ad ogni visitatore un’esperienza preziosa.


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