L’AMERICA DI BISONTI E COWBOY DEL BUFFALO ROUNDUP
Le iconiche praterie del South Dakota scenario di conservazione naturale e tradizioni del West.
Il South Dakota è la terra dei grandi spazi in grado di emozionare il viaggiatore che qui ritrova quel primordiale senso di libertà che secoli prima ha stregato i Nativi Americani Sioux che veneravano le sue infinite pianure di erba e fiori selvatici, ma soprattutto le imponenti montagne della parte meridionale costituite dalle Badlands e dalle Black Hills.
Gli indiani Lakota chiamavano queste formazioni granitiche “Paha Sapa”, colline nere, a causa delle conifere che ne ricoprivano le pendici facendole apparire da lontano scure come ombre ed alimentando così fantasiose leggende che raccontavano di foreste pietrificate abitate da uccelli di cristallo o di come in queste zone inesplorate si trovasse la mitica città dell’oro, Eldorado. Le formazioni montuose nascondevano effettivamente giacimenti auriferi, oltre che di altri metalli come l’argento, il rame e il piombo che vennero scoperti grazie a una spedizione militare del Generale Custer nella seconda metà dell’800, dando così il via a una sfrenata caccia all’oro che attirò avventurieri in cerca di fortuna e favorì la formazione di importanti centri urbani nella regione.
In questo stato è possibile ammirare il monumentale Mount Rushmore che immortala nella pietra i volti dei quattro Presidenti Americani che si sono particolarmente distinti durante i loro mandati: Washington, per la visione e il coraggio; Jefferson per la spinta all’indipendenza e all’espansione alla nazione; Lincoln per il ruolo fondamentale giocato nell’unificazione della nazione ed infine Roosevelt, che guidò gli Stati Uniti a diventare una potenza leader a livello mondiale. Poco lontano è possibile visitare anche il Crazy Horse Memorial, nato dal desiderio dei capi Lakota di creare un monumento di risposta a quello degli uomini politici bianchi, costruito su territorio sacro, scolpendo la montagna con le sembianze del famoso capo indiano Cavallo Pazzo, definito come “l’ultimo Sioux”.
Proprio qui alle porte dell’Old West si celebra ogni anno a fine
settembre un evento di grande impatto scenografico e naturalistico: il
Buffalo Roundup.
La manifestazione si svolge nel Parco di Custer e ha come obiettivo la
selezione, la vaccinazione e la marchiatura della più grande mandria
di bisonti selvatici di proprietà statale degli Stati Uniti. Gli
animali allo stato brado vengono radunati all’interno di appositi
recinti, detti corrals, per un censimento fondamentale in vista della
vendita annuale che si svolge in novembre di circa 300 esemplari.
I bisonti vengono concentrati all’interno della Wildlife Loop Road,
un’area del parco di circa 28.400 ettari dove accorrono migliaia di
visitatori per assistere a questo straordinario spettacolo a cui fanno da
cornice tutta una serie di appuntamenti collaterali che permettono di
vivere e conoscere in prima persona le tradizioni e la cultura di questo
stato.
Parate, competizioni culinarie, stand gastronomici, mostre d’artigianato locale, danze e concerti dal vivo creano un’atmosfera unica e piena di vita. Da non perdere in particolare la divertente Annual Buffalo Wallow Chili Cookoff, in cui circa una cinquantina di concorrenti si sfidano nella preparazione del chili più gustoso e “hot” per una giuria di un centinaio di severissimi giudici. Il bisonte occupa nell’immaginario comune un posto senza dubbio privilegiato rispetto agli altri animali sia per le popolazioni che da sempre vi convivono, sia per lo straniero che di esso si è creato un mito attraverso le immagini dei tanti vecchi film western che lo hanno visto protagonista. Padrone incontrastato delle praterie, da sempre il bisonte ha allo stesso tempo spaventato e affascinato l’uomo per la sua incontenibile forza che gli deriva soprattutto dal suo irruento muoversi in branco. Ancora oggi durante il Roundup vengono tralasciati dal censimento gli esemplari più anziani perché troppo pericolosi, vista la loro imponente mole che può raggiungere i 900 chili di peso e i quasi due metri d’altezza, arrivando a spostare ostacoli di quasi una tonnellata.
Gli indiani del South Dakota, stando a quanto narra la leggenda, avevano
impersonato nel bisonte il Grande Spirito che nutriva il suo popolo che
moriva di fame. Questo animale ricordava la centralità della natura
nella vita dell'uomo, che da lei dipendeva sia spiritualmente che
fisicamente. La carne del bisonte, mangiata sul momento o essiccata, era
una importante fonte di nutrimento, mentre con le sue pelli venivano
fabbricati mantelli, coperte, tende, calzature, ma anche scudi e piroghe.
Nulla veniva sprecato e se le ossa divenivano la materia prima per utensili
di vario genere e punte per le frecce, addirittura lo stomaco era
riutilizzato per creare contenitori per l'acqua. Oggi per le stesse
popolazioni rimane un animale importantissimo che molte tribù indiane
allevano in mandrie che diventano un tutt’uno con il suggestivo
paesaggio del South Dakota.
Per lo “straniero” il bisonte rimane invece per lo più
quel simbolo di virilità che tanta fumettistica e cinematografia ha
contribuito a creare, spesso associandolo all’eterno antagonista del
cowboy, avvolto dal polverone sollevato dal suo passaggio attraverso le
praterie.
Una visita al Buffalo RoundUp non può che accrescere ancora di più il nostro fascino verso questo intramontabile mito americano e l’Old West!