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SCOPERTA ARCHEOLOGICA NEI MARI DI ISRAELE.

Sui fondali di Cesarea recuperato uno spettacolare tesoro di due antiche navi.

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Le indagini di terra e di mare a Cesarea costituiscono uno dei maggiori sforzi organizzativi e scientifici della ricerca archeologica nello Stato d’Israele. Sulle rive del Mediterraneo, circa a metà strada tra Haifa e Tel Aviv, nascoste tra le dune, giacciono infatti le rovine di questa metropoli romana, il sogno di re Erode. Non solo, nelle acque antistanti Cesarea si celano i resti di quello che fu uno dei più grandi porti dell’antichità, lo scalo di Sebastos:, un prodigio d’ingegneria, tanto maestoso quanto complesso, messo in opera con i semplici mezzi dell’epoca, un autentico capolavoro di tecnica costruttiva.

 Ed e proprio un'indagine di archeologia marina dell' Israel Antiquities Authority, realizzata al largo della costa di Cesarea che ha portato da pochissimo alla scoperta di un preziosissimo tesoro. Alcuni affascinanti reperti provenienti dai relitti di due navi affondate al largo di Cesarea in epoca romana e mamelucca (circa 1700 e 600 anni fa) sono stati infatti scoperti nei mesi scorsi nei pressi di Cesarea, durante un'indagine subacquea condotta dall’unità di Archeologia Mariana dell'Autorità per le antichità israeliane. I carichi delle due navi e i resti dei loro scafi naufragati sono stati trovati sparsi in acque poco profonde a una profondità di circa 4 m, sparsi sul fondo del mare.

Il tesoro marino comprende centinaia di monete romane d'argento e di bronzo della metà del III secolo d.C. e un grande tesoro di monete d'argento del periodo mamelucco (XIV secolo; circa 560 monete, tra cui una grande quantità di nastri più piccoli tagliati come pezzi); una statuetta in bronzo a forma di aquila, che simboleggia il dominio romano; e vasi di ceramica. Sono stati scoperti anche diversi oggetti metallici tra cui dozzine di grossi chiodi di bronzo, tubi di piombo da una pompa di sentina e una grande ancora di ferro rotta in pezzi, che attestano la forza d’urto della tempesta che ha spezzato in due lo scafo.

I resti sottomarini includono rari e preziosissimi effetti personali delle vittime del naufragio. Questi includono lo squisito e raro ritrovamento di uno spesso anello ottagonale in oro con una gemma verde scolpita con la figura di un giovane pastorello vestito con una tunica e che porta un montone o una pecora sulle spalle. L'immagine, del "Buon Pastore", è una delle prime e più antiche immagini utilizzate nel cristianesimo per simboleggiare Gesù; rappresenta Gesù come pastore compassionevole dell'umanità, che estende la sua benevolenza al suo gregge di credenti e a tutta l'umanità. Questo anello d'oro unico con la figura del "Buon Pastore" ci dà, forse, un'indicazione del suo proprietario, un paleocristiano

Altri reperti includono una bellissima gemma rossa da incastonare in un anello "gemma"; l'intaglio della pietra preziosa mostra una lira. Nella tradizione ebraica, la lira è chiamata Kinor David ("Arpa di David"). Secondo Samuele 16:23, il re Davide suonava la sua arpa per Saul "Ogni volta che lo spirito di Dio veniva su Saul, Davide prendeva la sua arpa e suonava. Allora Saul veniva soccorso; si sentiva meglio e lo spirito del male lo lasciava”). Il kinor biblico è generalmente equiparato allo strumento noto come "Lira di Apollo" nella mitologia greca. Nel mito greco, il bambino Hermes realizzò lo strumento, la lira, derivandola dal guscio di una tartaruga la mattina della sua nascita. 


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