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NEL BLU DIPINTO DI BLU A CHEFCHAOUEN

Le montagne del Rif aspro scenario di uno spettacolo che ha tutte le sfumature del cielo.

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Sei alla ricerca di una rotta di viaggio alternativa ai circuiti che uniscono, oltre alle città imperiali, le onde dell'Atlantico alle dune deserto in Marocco? Al di là del porto di Tangeri le contaminazioni arabo-andaluse costituiscono il filo conduttore per un'esperienza che rivela il suo volto più pittoresco nel piccolo centro di Chefchaouen.

Fondato nel XV secolo per volontà di un gruppo di esuli ebrei e musulmani con il ruolo di fortezza di difensiva per contrastare l'avanzata portoghese lungo la costa mediterranea, dopo la riconquista cristiana della Spagna meridionale, ha mantenuto un proprio stato di isolamento con il divieto di accesso agli stranieri fino agli anni Cinquanta.

L'antica medina di Chaouen, nome originale che significava "vette", è un intricato gioiello di vicoli tortuosi ed edifici blu-azzurri che convergono nell'animata Plaza Outa el-Hammam. Qui, superati i numerosi caffè e ristoranti, è possibile ammirare la Grande Moschea caratterizzata da un insolito minareto a base ottagonale. Attraversando una doppia porta in legno intagliato, si arriva al caravanserraglio ancora in uso nei giorni di mercato dai berberi delle alture, ma è sicuramente l'imponente kasbah a rappresentarne l'attrazione principale. Costruita nel 1471 da Moulay Ali ibn Rachid, fondatore della città, ospita un museo e un rigoglioso giardino di palme attraverso il quale accedere alle torri panoramiche per una scenografica vista sulla medina.

Le ipotesi relative all'inconfondibile tocco di colore che l'ha resa così fotogenica riflettono la complessità di razze e religioni che qui si sono succedute nei secoli. Una delle tesi più accreditate ne attribuisce l'introduzione agli ebrei negli anni '30 come simbolo del cielo e del paradiso in sostituzione del verde, sfumatura legata alla tradizione musulmana. Altra supposizione più pratica collega a questa particolare tonalità un potere repellente verso zanzare e moscerini.
Certo è che l'effetto cinematografico è assicurato grazie anche alla combinazione con lo stile architettonico tipicamente andaluso fatto di graziosi balconi, patii fioriti e tetti in tegole di terracotta.
Ogni anno, nel mese precedente il Ramadan, durante la festa popolare del Laouacher, i residenti si incontrano per ravvivare le facciate di Chefchaouen con oltre quindici tonnellate di rinnovata pittura bianca e blu.

Cinque le porte di accesso che invitano il viaggiatore ad immergersi nell'atmosfera calma e rilassata di questa insolita medina che vive grazie alle attività artigianali come la tessitura, la pelletteria e la falegnameria. Scalinate, archi e minareti scandiscono un percorso tra botteghe multicolore che faranno la gioia tanto degli amanti dello shopping quanto di quelli della fotografia che cercheranno anche di non farsi sfuggire qualche scatto dei locali con indosso la jellaba, tradizionali tuniche in lana con cappuccio.

Anche gli appassionati di ecoturismo non rimarranno delusi: appena fuori città il Parco Nazionale Talassemtane, che custodisce l'unica foresta di abete del paese, rappresenta il punto di partenza per numerosi percorsi escursionistici che hanno come mete principali le cascate di Akchour e il Ponte di Dio, un vertiginoso arco di pietra che domina a venticinque metri di altezza le acque del Oued Farda .

Allora cosa aspetti ad aggiungere la perla blu del Marocco ai tuoi tesori di viaggio?


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