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OASI, KASBAH E DESERTO PER UN VIAGGIO TRA GLI SCENARI DA OSCAR DEL MAROCCO.

Alla scoperta della Hollywood marocchina, fabbrica di sogni verso il Grande Sud.

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Il verde rigoglioso delle palmeraie nelle valli dei fiumi Dràa e Dadès, il rosso della terra sulle montagne dell'Atlante, l'oro delle dune del Sahara: l'ultimo richiamo al viaggiatore verso le più suggestive sfumature del Marocco è a Ouarzazate.

Un antico villaggio berbero fortificato, sede del protettorato francese negli anni Venti, che ha saputo trasformare la sua posizione strategica tra paesaggi grandiosi in una fonte di ispirazione per la settima arte. Innumerevoli le produzioni internazionali che si sono alternate nei suoi studios: da "Lawrence d'Arabia" di David Lean a "The Way Back" di Peter Weir, passando per "Il Gladiatore" e "Le Crociate" di Ridley Scott, da "Babel" d'Iñàrritu a "Il tè nel deserto" di Bertolucci fino a "L'ultima tentazione di Cristo" di Martin Scorsese, per citare solo alcuni tra i titoli più famosi al grande pubblico.
Memoria di queste numerosi produzioni è il Museo del Cinema: uno spazio costruito all'interno di un teatro di posa, sorvegliato da due immense statue di faraoni, all'interno del quale sono esposte scenografie e costumi.

Ouarzazate è anche una cittadina interessante per avvicinarsi alle tradizioni della parte meridionale del Marocco.
Qui l'artigianato berbero rappresenta il principale depositario di una manualità ancora strettamente legata al territorio che sembra riportare indietro nel tempo. L'intarsio del legno, la lavorazione del metallo, dell'argilla, del cuoio e la filatura della lana vengono tramandati all'interno delle famiglie. Tappeti dai motivi geometrici e dalle tonalità calde, ceramiche dipinte di nero, rosso o verde, ma anche gioielli in argento e pugnali sono i protagonisti del grande suk domenicale cittadino.

A un chilometro dalla città, si può visitare la kasbah di Taourirt, costruita nel 1754 dalla tribù dei Glaoui, i signori dell'Atlante che controllavano il movimento di carovane di ritorno da Timbuktu, nodo cruciale degli scambi commerciali di tutta l'Africa. Utilizzando la tecnica del pisé, che mescolava terra argillosa, paglia e acqua, ha preso forma una residenza immensa da centododici stanze in grado di ospitare circa novanta persone tra famiglia reale, concubine e servitori. Un miraggio in arrivo dal deserto con torri merlate, mura decorate e soffitti di legno di cedro intarsiato.

Ma è nel mezzo della valle dell'Ounila, lungo un'antica via carovaniera che dal Sudan portava alla città di Marrakech attraverso il deserto del Sahara, davanti allo ksar di Ait Ben Haddou, che la teatralità scenica del Marocco lascia tutti a bocca aperta. L'esempio meglio conservato di villaggio fortificato presahariano, in parte risalente al XI secolo, oggi patrimonio UNESCO. Un modello architettonico successivo a quello della kasbah, costruita per ospitare le famiglie nobili marocchine, circondato da una muraglia e protetto da torri di guardia. Qui il dedalo di strade tortuose ed edifici che è maestosamente sviluppato lungo le pendici di una collina fino alla vetta. Per entrarci bisogna attraversare l'oued, fiume in secca durante alcuni periodi dell'anno.

Tra Ouarzazate e le Gole di Dadès, si arriva alla Valle delle Rose. Il profumatissimo fiore, che pare essere arrivato in questi luoghi dalla Siria intorno all'anno Mille da pellegrini di ritorno dalla Mecca, sboccia in tutto il suo splendore nel mese di maggio che corrisponde al periodo della raccolta, animato da un lungo calendario di manifestazioni musicali e danzanti. L'acqua distillata ha molteplici utilizzi sia cosmetici che culinari.

Proseguendo verso est le Gole del Todra rivelano tutto il fascino di una terra aspra erosa dall'acqua per lasciare spazio ad un canyon tra le alte montagne ancora abitate dai nomadi.

Scendendo verso sud la valle del fiume Drâa irriga una stretta oasi in cui crescono oltre duecento chilometri di palme da datteri e henné. Un vero e proprio spettacolo verde che, proseguendo verso Merzouga, lascerà il posto ad un'avventura tra gli orizzonti sabbiosi dell'Erg Chebbi. A dorso di dromedario, in quattro per quattro, all'alba, al tramonto qualcosa risplenderà sempre nel silenzio…


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