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Le promesse mantenute di un viaggio a Buenos Aires.

Multiculturale porta d'ingresso all’Argentina che continua a riscrivere la propria identità, tra orgoglio per le tradizioni e moderne seduzioni, senza disattendere le aspettative degli stessi porteños.

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La capitale più europea del Sudamerica è un gigantesco agglomerato di umanità che, oltre i confini dell’area metropolitana, supera i tredici milioni di abitanti. Uno spazio di convivenza che sfugge alle definizioni proprio come gli stessi porteños, appellativo usato nei confronti di chi vive qui che ne rievoca il carattere di centro portuale nato sulle rive di una città sorta sul Rio del Plata di fronte all'Oceano Atlantico. Per coglierne la natura cosmopolita del flusso migratorio che si riversò in Argentina alla fine del XIX e per buona parte del XX Secolo, proprio come scrisse Chatwin, basta scorrere il suo elenco telefonico. Una miscela di culture che si respira passeggiando per strada tra le eleganti architetture e i boulevard che sembrano Parigi, nei recuperi industriali che ricordano New York, nei parchi in stile inglese, sulle pagine dei menù dei ristoranti o dagli accenti che parlano tutte le lingue del mondo per strada.
Un’idiosincrasia di razze cuore di un’energia e una vitalità uniche capaci di risollevare la metropoli dalle sue crisi, reiventandola sotto nuove spoglie ogni volta più affascinanti. Tornare a Buenos Aires è l’occasione per cogliere questa sua anima mutevole e per ritrovare le peculiarità che hanno alimentato sogni e aspirazioni di un viaggio oltreoceano. 
Anche senza una meta precisa ma con l’attenzione ai dettagli di chi è mosso da uno spirito flaneur alcuni luoghi ed esperienze saranno imprescindibili per innamorarsi di una “Baires” che non disattende le aspettative.

AVENIDAS, MONUMENTI E TIFOSERIE INTORNO ALL’OBELISCO
Croce e delizia di chiunque si trovi a muoversi nel traffico della capitale argentina è l’Avenida 9 de Julio. I suoi 140 metri di ampiezza ne fanno la più grande “strada” cittadina del mondo. Inaugurata nel 1937, incrocia lungo Corrientes uno dei monumenti più iconici di Buenos Aires: l’Obelisco. Alto quasi 68 metri e costruito secondo i principi del modernismo sudamericano in plaza de la República, celebra il quarto centenario della fondazione del primo insediamento spagnolo sul Río de la Plata. Attorno a lui non solo auto ma manifestanti per i più svariati motivi e tifoserie in festa per le vittorie sulle squadre avversarie più temute e i traguardi raggiunti.

L’IMPEGNO CIVILE CHE ANIMA E TRASFORMA LA CITTÀ
Plaza de Mayo è storicamente il centro della vita politica di “Baires” e altro luogo di ritrovo delle concentrazioni popolari in città. Al suo centro la Pirámide de Mayo, un modesto obelisco in adobe fatto erigere nel 1811 da Francisco Cañete per la piazza nata per commemorare la Rivoluzione del 25 di maggio del 1810. Sarà solo nel 1856 che Prilidiano Pueyrredòn coronerà l’opera con la sua statua della libertà. Alle sue spalle, invece, la Casa Rosada, sede centrale del potere esecutivo dell’Argentina dove si trovano gli uffici del Presidente della Repubblica e un museo che ospita un’esposizione di oggetti legati alla storia del paese. L’emblematico edificio, costruito in stile neoclassico, prese il posto del Castello di San Miguel nel 1857. Dai suoi balconi si tennero i discorsi del caudillo Perón e le apparizioni della celebre moglie Evita.
Nella piazza i dolorosi trascorsi degli anni della dittatura vengono rievocati ogni giovedì alle 15 dalle madri dei desaparecidos che da più di trent’anni chiedono giustizia per i figli perduti. Monumento di tenacia e speranza le “abuelitas” continuano ad indossare i fazzoletti bianchi, ricordo del primo pannolino bianco messo ai propri bambini, oggi simbolo decorativo impresso su quella terra calpestata da così tanti anni in cerca di giustizia. 
Sempre qui lo splendido Palacio Barolo, opera eclettica dell’architetto italiano Mario Palanti. Oggi adibito ad ufficio è un vero e proprio omaggio a Dante e alla sua Divina Commedia di cui il committente, l’imprenditore tessile Luis Barolo, era un grande appassionato. Molte delle scelte di progetto sono un’ode al grande poeta: la pianta a sezione aurea, l’altezza di cento metri come i canti dell’opera dantesca, i ventidue piani come i versi per canto e un’ideale strutturazione dell’edificio in Inferno, Purgatorio e Paradiso che culmina nella maestosa cupola ispirata al tempio indiano Rajarani Bhubaneshvar come ideale coronamento dell’amore di Dante e Beatrice.

IL TANGO, MASSIMA ESPRESSIONE MUSICALE DI BUENOS AIRES
È un “sentimento di tristezza” quello che secondo Borges fa muovere i passi del ballo più sensuale dell’Argentina, dichiarato Patrimonio Culturale Immateriale dall'UNESCO e celebrato ogni 11 dicembre nella giornata nazionale che gli è stata dedicata dal 1977. Una melodia malinconica nata nei primi anni del Novecento tra quei migranti che combattevano la nostalgia di casa, gli schiavi neri liberati e i gauchos delle Pampas trasferiti in città anche loro in cerca di fortuna. All’inizio si ballava dentro le case, nei conventillos, nei peringundìn e nei bordelli, dove le donne venivano pagate per ballare con gli uomini. Poi venne scoperto dalla borghesia che lo portò nei salotti europei. Oggi è un tratto identitario inconfondibile e lo si ascolta ovunque in città, lungo le strade, nei bar, nei locali di tango o tanguerìas, in particolare nei suoi quartieri d'origine: San Telmo e Abasto.

DOVE IL TEATRO NON È SOLO SPETTACOLO
Proseguendo la scoperta di “Baires” sulle note della musica sarà impossibile non fare tappa al Teatro Colón, uno degli edifici più rappresentativi di quell’eleganza architettonica che tanto stupisce chi è abituato alla vita nelle metropoli sudamericane. Acusticamente considerato uno dei migliori al mondo per la rappresentazione di opere liriche, fu inaugurato nel 1908 con l’Aida e l’Amleto. Sono quasi 2500 i posti a sedere nell’imponente sala dove stile italiano e barocco francese rispecchiano il multiculturalismo della sua città. 
A Buenos Aires oltre agli ordini architettonici si fanno ibridi anche gli usi degli spazi come a El Ateneo Grand Splendid, libreria che ha fatto risorgere tutto lo splendore del teatro secolare che qui aveva sede e che per anni aveva rappresentato un punto di riferimento culturale nella capitale argentina. Sfogliare un libro sotto un palco ha davvero un tocco doppiamente magico tra il sipario e i soffitti affrescati!

LE ATMOSFERE SOSPESE DEI “CAFÉS” D’ANTAN
Altra sfaccettatura indimenticabile di Buenos Aires sono i "cafés". Molto più di un bar o una caffetteria, vere e proprie istituzioni aggregative sociali, artistiche e culturali. Qui, dove accanto a discussioni di affari e politica ci si incontra, si balla il tango e ci si innamora, il tempo si dilata e si trovano persone ad ogni ora del giorno e della notte.
Il più citato nelle guide turistiche per l’ambiente squisitamente bonaerense è il Café Tortoni. Aperto nel 1858 da un francese, che gli diede il nome di una famosa caffetteria di Parigi, al suo interno è un tripudio di velluti, rovere, marmo e lampade dalle luci soffuse. Lo stupore con cui si osserva la stanza dove lasciarsi prendere dal ritmo di una milonga o quello che una volta era lo spazio dove farsi la barba è pari a ciò che si prova davanti alle pareti oggi del museo dei grandi personaggi che qui hanno fatto sosta.
Tra gli indirizzi per una Buenos Aires off-grid la dolce pausa che suggeriamo sarà al Bar Británico, al Café La Poesía o a Las Violetas.

I QUARTIERI PIÙ PITTORESCHI TRA COLORI E MODERNARIATO
Seguendo il filo dei luoghi che rendono omaggio al proprio passato, i quartieri di San Telmo e la Boca sono forse i più rappresentativi da questo punto di vista.
Il primo è un autentico gioiello di edifici coloniali attraversati da labirintiche viuzze acciottolate. L’aspetto originale di questa parte della città è stato preservato dalla speculazione edilizia poiché abitato soprattutto da immigrati. I primi abitanti di questa zona di Buenos Aires l’avevano abbandonata durante l’epidemia di febbre gialla del 1871 per spostarsi verso i più salubri sobborghi di Retiro e Recoleta. Se il Pasaje San Lorenzo, sotto cui scorre il torrente Tercero, è uno dei vicoli più suggestivi, la splendida Farmacia de la Estrella a Calle Defensa, il Bar El Federal e il teatro di tango El Viejo Almacén sono i luoghi in cui completare un viaggio indietro nel tempo. Se dovete scegliere un giorno in cui visitare San Telmo venite qui di domenica, quando l’intera area intorno a Plaza Dorrego diventa pedonale per ospitare il tradizionale mercato delle pulci tra bancarelle di antiquariato, artisti di strada e ballerini di tango. 
Vivace tripudio di colori è la Boca, quartiere che prende nome dalla posizione all’imboccatura (boca in spagnolo) della confluenza del Riachuelo nel Río de la Plata. Inizialmente baraccopoli per gli schiavi di colore, con i grandi flussi migratori del XIX secolo diventò casa soprattutto di genovesi. C’è tanto di Italia a Buenos Aires ma qui di più!
Non è un caso se gli abitanti e grandi tifosi della squadra di calcio si definiscono Xeneizes, storpiatura di “genovese”. Sempre qui nel 1938 è stata posata la prima pietra dello stadio emblema del paese, la Bombonera, cuore pulsante delle partite del Boca Juniors, il cui progetto sembrerebbe essere stato ispirato da una scatola di cioccolatini.
Oggi questa è una zona di grande interesse turistico che ha come fulcro il Caminito, una via che mantiene, con un particolare tipo di pittura dalle tonalità pastello come nelle case della Liguria, l’antica tradizione di riutilizzare le rimanenze di vernice usate per le chiatte di trasporto delle merci per decorare le proprie case.

QUANDO IL CIBO DIVENTA UNA RELIGIONE: LA PARRILLA
Prodotto di assoluta eccellenza in Argentina è la carne, cotta secondo un metodo che l’ha resa celebre alle cucine di tutto il mondo: l’asado, letteralmente “arrostito”, con particolare riferimento alle lente grigliature dei tagli prima sottoposti a particolari marinature e aromatizzazioni. Furono i colonizzatori spagnoli a rendere popolare l’abitudine di cucinare la carne in questo modo. I gauchos della sconfinata Pampa argentina furono i primi asadores grazie a quegli immensi pascoli dove il bestiame poteva nutrirsi e crescere liberamente dando un tocco di qualità in più alla materia prima.
Nella capitale non mancano certo buoni ristoranti di carne. I tenedor libre, ad esempio, sono soluzioni molto economiche ma di buona qualità dove ci si può servire illimitatamente per un prezzo fisso. Mentre tra gli indirizzi per una parrilla, grigliata mista doc in cui non manchino chinchulines, morcilla, chorizo, salchicha parrillera, costolette, lomo e bifes, segnaliamo Cabaña Las Lilas a Puerto Madero, Don Julio a Palermo e La Brigada, forse il nostro preferito, a San Telmo. Jugosa (al sangue), al punto (cottura media) o ben cocida (ben cotta)?

LA MOVIDA DEI PORTEÑOS
Quando arriva la sera il cuore di Buenos Aires, soprattutto in primavera ed estate, pulsa di vita nei quartieri di Palermo e Puerto Madero. Due tinte che convivono armoniosamente nel quadro più moderno delle attrattive trendy in città. 
Il primo, antico barrio abitato da emigrati siciliani, è uno dei più estesi nel panorama urbano della capitale di cui rappresenta anche il polmone verde grazie agli ampi spazi ricchi di vegetazione tra cui segnaliamo, in particolare, il piacevole Parque Tres de Febrero. Se Palermo Chico è la zona residenziale dove vive l’alta società di Buenos Aires e Palermo Viejo è la zona più antica con molte case basse di stile spagnoleggiante, dove si trovano caffè, ristoranti, boutique di design e di moda. La zona più animata si trova proprio qui ed è soprannominata “Soho” mentre il centro nevralgico con tantissimi negozi e ristoranti si trova in Plaza Serrano. Villa Freud è, invece, la zona scelta da moltissimi psicologi come sede per il proprio studio. Il rapporto pazienti-terapeuti è uno dei più alti al mondo e questi professionisti sono i più pagati sul mercato del lavoro.
Sulle rive del Rio della Plata ha invece preso forma il quartiere degli archistar di Puerto Madero. Ex zona portuale dove i docks sono stati ripensati conservando le facciate originali in mattone e tra i silos cerealicoli sono nati grattacieli e ponti firmati da Norman Foster, Philippe Starck e Santiago Calatrava, oggi è diventata la zona più ambita ed esclusiva dove vivere con affitti che possono arrivare addirittura a undicimila euro al mese! Qui si trovano alcuni dei ristoranti più rinomati per la città sia per pranzo che per cena e le aperture sembrano non diminuire… quale sarà la prossima novità?


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