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In Kerala per una dolce evasione di benessere che profuma di spezie.

Incastonata tra il Mare Arabico e la catena montuosa dei Ghati Occidentali, la “terra degli dei” svela i natali di tradizioni millenarie che toccano l’animo del viaggiatore.

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Percorrere le vie dell’India verso l’estremità meridionale del subcontinente è un’esperienza di profonda spiritualità e armonia con una natura dai tratti bucolici. Le piantagioni di tè e spezie dai toni smeraldo dell’entroterra con l’avvicinarsi della costa lasciano spazio alle risaie e quel labirinto di canali, laghi e stagni che sembrano cancellare i confini con il mare nella zona delle backwaters solcate dalle placide imbarcazioni kettuvallam.
Qui dove il tempo scorre lento ma tutto stimola i sensi, il rapporto simbiotico con l’ambiente circostante ha inciso nettamente sulle unicità del patrimonio culturale del Kerala.

LA SACRALITÀ DELLE PIANTE
Il culto delle piante in India è una particolarità più unica che rara. Talmente diffusa e sentita su tutto il territorio indiano è capace di accomunare religioni e usanze di popolazioni anche geograficamente molto distanti tra loro
La venerazione degli alberi sacri, allo scopo di ricevere protezione e prosperità, ha origini antichissime risalenti addirittura all’età del bronzo. Sono numerosi gli imponenti alberi, spesso antichi, sparsi sul vasto territorio indiano venerati dalla popolazione, seppur con sfaccettature religiose differenti, attraverso preghiere e offerte varie (cibo, fiori, acqua, incenso). 
Questa spiritualità è talmente sentita che spesso, soprattutto nelle zone più rurali dell’India, muta in una vera e propria umanizzazione delle piante. In alcuni villaggi queste ultime vengono infatti riconosciute al pari di esseri umani arrivando addirittura ad essere unite tra loro in matrimonio: è il caso ad esempio di piante della stessa specie cresciute l’una accanto all’altra che da qualche popolazione vengono considerate marito e moglie. Così come resistono presso alcune tribù antiche tradizioni secondo le quali uomini e donne, prima del loro vero matrimonio, si uniscono ad un albero nella convinzione che ciò sia di buon auspicio e protezione per la futura vita di coppia.
Effetto scontato ma allo stesso tempo tipico di questa sacralità così diffusa del mondo vegetale indiano è ritrovare numerose applicazioni delle piante sacre in due delle espressioni più peculiari dell’India del Sud: la cucina e la medicina ayurvedica, che non godrebbero del fascino che esercitano se non vi fosse l’aggiunta anche di questa nota spirituale.

LE SPEZIE E LA CUCINA INDIANA
In un paese in cui la maggior parte delle professioni religiose prevede divieti di mangiare carne è facile immaginare che la possibilità di scelta di cibo vegetariano sia davvero molto ampia e che la specializzazione in questo tipo di cucina abbia portato ad un’offerta oltre che varia sempre più ricercata e apprezzata.
È soprattutto a causa di convinzioni religiose infatti che circa il 60% degli indiani decide di escludere dalla propria alimentazione la carne preferendo prodotti tipicamente vegetariani. Ci sono gli induisti che non possono mangiare la carne di manzo, ma anche i brahmini, casta sacerdotale che oltre a non cibarsi di carne rifiuta anche il pesce, i musulmani per i quali è bandito il maiale ed infine i jainisti, talmente convinti sull’essere vegetariani che non comprendono neanche l’aglio e la cipolla tra i loro alimenti.
Il fatto che la cucina vegetariana sia così diffusa in India non deve invece far pensare che anche quella vegana sia altrettanto presente anzi, risulta piuttosto raro trovare un’offerta di questo tipo. D’altronde uno dei prodotti considerati più puri è proprio il latte in quanto derivato da uno degli animali maggiormente rispettati dell’India: la mucca. Questo elemento, insieme al burro, viene pertanto spesso utilizzato per cucinare e condire i piatti a base di vegetali e si ritrova in numerose offerte culinarie.
Ciò che senza dubbio caratterizza maggiormente la cucina indiana sono tuttavia le spezie. La varietà dei loro colori e l’intensità dei loro profumi sono talmente speciali che il solo pensiero rende immediato il rimando a queste terre determinando un unico e indissolubile connubio con l’idea di India che si è creata nell’immaginario comune.
Nel sud del paese si coltivano pepe, “il re delle spezie”, e il cardamomo verde, la “regina”, ma anche cannella, cumino, curcuma, foglie di curry, peperoncino, chiodi di garofano, tamarindo, zenzero. Oggi come ai tempi della colonizzazione, questi aromi si spargono nell’aria e attirano l’attenzione e la curiosità dei visitatori che si addentrano nei mercati. Aromi così intensi e particolari da raggiungere i mercanti e i conquistatori in mezzo all’oceano prima ancora di sbarcare; si dice fosse proprio grazie a questo richiamo olfattivo che i navigatori riuscivano a riconoscere l’approdo indiano. 
In Kerala la vivacità di questi sapori è celebrata in tutta la sua dimensione più golosa fin dalla colazione: curry speziato e banane lesse accompagneranno il tipico puttu, mix di farina di riso a vapore. E poi ancora i dosa sottili crepes a base di farina di riso, farina di legumi di Caiano e acqua che vengono fatte fermentare fino a creare un impasto liquido che diventa croccante durante la cottura. Stessa tipologia di ingredienti per gli idli, tortini dalla consistenza spugnosa accompagnati da chutney e/o l’onnipresente sambar di verdure. Da non dimenticare di assaggiare anche gli idiyappam (tagliolini di riso) o il paalappam (una sorta di frittella) serviti con stufato di carne o di pesce. L’appam è una frittella soffice, a base di pastella di riso fermentata, che si gusta anche con uno stufato al latte di cocco. Ad accompagnare questo buongiorno il masala, aromatizzato con cardamomo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, coriandolo e curcuma. Spezie, terra e mare, invece, si uniscono nei piatti dei pasti principali come il molee, pesce al latte di cocco, o gli speziati curry di pollo del Malabar. Nella maggior parte dei casi, gli alimenti sono cotti in olio di cocco che definisce l’iconografia verde dei paesaggi tropicali del Sud.
Se le spezie sono determinanti nel caratterizzare la cucina indiana in quanto ampiamente utilizzate per attribuire sapori unici ai piatti, altrettanto importante è il loro utilizzo nella medicina ayurvedica grazie alle numerose proprietà curative che la rendono una valida e assai diffusa alternativa alle cure convenzionali.

LA RICETTA DEL BENESSERE NELLA CULLA DELL’AYURVEDA
Il Kerala è da sempre sinonimo di ayurveda. Originario della valle dell’Indo, questo approccio medico è stato tramandato oralmente per oltre 3000 anni, di generazione in generazione, come rimedio fondato sul benessere fisico e mentale individuati come elementi essenziali per condurre una vita sana. Non a caso il termine è infatti composto dalla parola ayur, che deriva dal sanscrito avus, che si può tradurre in durata della vita o longevità, e veda, ossia la conoscenza rivelata, come a significare che in questa antica ricetta si nasconde il segreto per una vita serena e duratura che si pone come obiettivo la continua ricerca spirituale.
Nella consapevolezza che il controllo del corpo e della mente siano fondamentali per poter raggiungere la dimensione spirituale auspicata, in India sono più di trecento i centri dove la tecnica dell’Ayurveda viene insegnata diventando addirittura la disciplina principale in quattro campus universitari. Una chiara testimonianza dell’importanza che ricopre per gli indiani la medicina tradizionale talvolta affiancata a quella allopatica.
Innumerevoli i resort e le «clinic» costruite in questi ultimi anni soprattutto lungo la spiaggia di Kovalam con programmi di remise en forme totale. Altri pregevoli indirizzi dove godere dei benefici del metodo panchakarma, caratteristico di queste aree, nella suggestiva cornice di canali della Alleppey, la “Venezia d'Oriente”.
Gli approcci adottati sono molteplici: possono riguardare la nutrizione e comprendere terapie disintossicanti ma anche prevedere il trattamento del corpo attraverso massaggi particolari con l’impiego di oli speciali, così come si può ricorrere allo yoga o ad altri metodi di purificazione spesso utilizzando piante medicinali.
Svariate usanze tradizionali gelosamente custodite e tramandate nel tempo con la finalità comune di raggiungere quell’equilibrio perfetto tra individuo e ambiente circostante agendo sul corpo e sulla mente. 
Un atteggiamento in generale nei confronti della vita che solo in questo paese, in cui è stato inventato, si può cogliere appieno ancora oggi proprio grazie a ciò che è stato conservato delle più antiche tradizioni.


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