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SCOPRIAMO I SEGRETI DEL DESERTO BIANCO EGIZIANO.

Perdiamoci insieme in questo immenso mare di rocce calcaree calcificate, scolpite nei millenni dall’azione della sabbia e del vento in bizzarre e suggestive forme astratte che mutano di colore a seconda dell’ora del giorno.

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Partiamo insieme alla scoperta dell’affascinante Deserto Bianco egiziano, un vero e proprio miracolo geologico situato tra le oasi di Farafra e Bahariya, che si estende fino a Siwa a nord e al confine con la Libia a ovest, per oltre 2000 chilometri quadrati.
È assolutamente incredibile credere che questo un tempo fosse un mare; fino a 5.000 anni fa, infatti, quest’area era percorsa da sorgenti d’acqua e fiumi e laghi, un luogo con una fauna ricca di gazzelle, leoni, rinoceronti e altri animali della savana che convivevano con la civiltà primordiale che qui risiedeva. Ancora oggi in questo luogo sono presenti oltre 300 sorgenti sotterranee che danno sostentamento a ulivi e palme da dattero, a testimonianza dell’antico passato.

Una volta prosciugatasi l’acqua, ne emerse un luogo spettacolare modellato dal vento e dai fenomeni di erosione, con giganteschi monoliti dalle fattezze straordinarie che si stagliano su dune di un bianco abbagliante. Tra le rocce più stravaganti la Roccia Cammello o la Roccia Pollo o quella chiamata Wadi Melon perché ha proprio le sembianze di un imponente melone e ancora il gruppo di rocce simili in tutto e per tutto alle tende di un accampamento.
Insomma una distesa di spettacolari formazioni rocciose e affascianti pinnacoli con forme animali o di giganteschi mushroom che cambiano il loro colore a seconda dell’ora del giorno, passando dal bianco brillante al cremoso, per poi raggiungere un marrone dorato.

Il Deserto Bianco ha un fascino caratteristico per ogni ora del giorno: se la luce diurna gli conferisce il bianco abbagliante, al tramonto tutto si colora di rosa e arancio, mentre di notte la luce lunare si riflette sulle superfici rocciose regalando un bagliore bluastro. Grazie poi alla totale assenza di inquinamento luminoso, in questo luogo è possibile ammirare le stelle brillare come in pochi altri posti al mondo. Come non scegliere di abbinare a questo itinerario anche una notte in campo tendato per non perdere questa serie di emozionanti esperienze?

Nel Deserto Bianco si trova poi la piccola oasi di Farafra, celebre per le sue sorgenti calde: Bi’r Sitta e quella adiacente al lago di al-Mufid; ma anche per la presenza dei beduini che accolgono i visitatori con una calorosa ospitalità. Mentre spostandosi a sud si incontra poi una vera e inaspettata sorpresa, un’area vulcanica nota come Black Desert, in cui la sabbia bianca contrasta con il nero profondo delle rocce vulcaniche. Questo deserto presenta una miriade di catene montuose uniche, ognuna ha uno strato di pietre nere eruttate dai vulcani milioni di anni fa, che danno al paesaggio sabbioso il suo nome. Ammirando il paesaggio da una delle vette diventa chiaro che questa zona è priva di qualsiasi segno di vita a parte sparute stradine sterrate che appaiono in lontananza.
Le catene di vulcani spenti, poi, lasciano spazio alla Crystal Mountain, una collina composta da scaglie di quarzo erose dal vento.

Il Parco si trova poi a poco più di un’ora di distanza dall’Oasi di Bahariya.

Un’attrazione popolare nella zona è la scalata in cima alla Montagna Inglese, così chiamata per le rovine di un avamposto britannico della Prima Guerra Mondiale che incorona la sua vetta più alta. Raggiungere la cima offre una vista spettacolare a 360 gradi che domina l’intera oasi, comprese le lussureggianti foreste di deliziosi datteri e ulivi e il fondo della montagna conduce poi nel lago salato incontaminato di Bahariya. 

Non bisogna dimenticare poi che il Deserto Bianco è ricco di miti e leggende che percorrono il tempo: dalle migliaia di sepolture egizie, alla Piscina di Cleopatra, fino all’oasi scomparsa di Zerzura. La storia ha lasciato la sua traccia anche per altri avvenimenti, come l’importante passaggio di Alessandro Magno che attraversò le dune bianche dopo la conquista dell’Egitto per consultare l’oracolo Amon il quale gli predisse che avrebbe conquistato il mondo. Dal Deserto Bianco passò anche la regina Cleopatra che da qui si recava a Siwa, ultima frontiera del territorio di pertinenza dei Faraoni, infatti si trova proprio qui la Piscina nelle cui acque smeraldo nuotò, ma anche il Monte dei Morti, che accoglieva e accoglie ancor oggi diverse tombe dei faraoni risalenti alla XXIV dinastia nonché il Tempio di Amon.

Ma in realtà questa regione affascinante è stata dimenticata per decenni, tornando a far parlare di sé grazie ad alcuni ritrovamenti archeologici del tutto casuali. La Valle delle Mummie, così è stata chiamata, così come altri ritrovamenti lontani dai fertili territori del Nilo, vero il confine libico, hanno aperto alla possibilità che la frontiera dell’archeologia egizia si debba spostare nello straordinario territorio del Sahara El Beyda. Il protettorato nella depressione di Farafra nell’Egitto occidentale racchiude infatti tesori insospettabili e le persone che visitano queste strane terre hanno spesso avuto la sensazione di visitare un altro pianeta, nonostante si trovassero a sole cinque ore di auto da Il Cairo. 

“Il Deserto Bianco è così diverso da qualsiasi altro posto sul pianeta”, ha detto a CNN Travel Ziad Omran, “Una volta che i turisti sperimentano viaggi avventurosi lì, finiscono per tornarci di nuovo con i loro amici”.



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