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ALBANIA, STORIA DI UN VIAGGIO ATTRAVERSO I SECOLI

Alcuni dei tesori più celebri del suo ancora poco conosciuto patrimonio archeologico.

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Il viaggio che non ti aspetti è nel paese delle aquile.


Oltre 40 anni di regime comunista e pregiudizi l'hanno emarginato dal resto del mondo, celandone le bellezze tanto paesaggistiche quanto culturali che proprio in virtù di questo isolamento hanno saputo preservare quella sempre più rara autenticità d'altri tempi, oggi suo punto di forza ed elemento distintivo in un'Europa che resiste alla globalizzazione.

Spiagge ancora poco affollate, limpidi fondali marini, brulle campagne con meravigliosi ulivi secolari, montagne coperte di boschi di faggi e di pini: questa è l'Albania! Una terra affascinante, con una storia millenaria che affonda le sue radici nelle popolazioni illiriche. Uno stato che ha conosciuto rarissimi anni di libertà, di indipendenza, di pace e di giustizia in quanto molte potenze l'hanno conquistata per sfruttarne la strategica posizione geografica.

Ripercorrere le tracce di questo crocevia di popoli, usanze e tradizioni significa inevitabilmente seguire gli sviluppi storici del microcosmo che nei secoli è stato il Mediterraneo: civiltà ellenistica, romana, bizantina, veneziana e ottomana.

Luogo sintesi di questo importante passato è Butrinto, sito archeologico Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, sospeso tra il mare e la vegetazione rigogliosa di un parco nazionale di ventinove chilometri quadrati. Abitato fin dal medio Paleolitico, il sito dove sorgeva l'antica Buthrotum oggi è ricco di rovine, testimonianza delle tante culture che vi si insediarono nel tempo. Immersi nel verde di un enorme parco naturale, si ritrovano resti dei Greci provenienti da Corfù che per primi resero importante la città, il cui prestigio aumentò sempre di più fino a diventare luogo di villeggiatura per benestanti nel periodo romano e conservare la propria magnificenza nel periodo bizantino, quando si trasformò in centro ecclesiastico, fino alle invasioni barbariche che ne decretarono il declino. Addentrandosi nella foresta, attraverso i resti delle mura di fortificazione, alcuni fregiati di iscrizioni e decorazioni, si incontrano: il teatro del III secolo a.C. risalente al periodo greco; l'antico battistero del VI secolo, preziosa testimonianza del periodo paleocristiano cui appartiene anche la Basilica e le porte della città circondate dal verde ma ben conservate (prima fra tutte la Porta del Leone interessante per un bassorilievo raffigurante la lotta tra un leone e un toro). La sommità della collina è dominata dal castello del XIV secolo, un tempo il centro dell'acropoli. Questo è il punto panoramico più suggestivo verso cui lasciar correre lo sguardo dallo splendido paesaggio circostante al blu dell'orizzonte, immaginando di tornare indietro nel tempo agli antichi fasti delle civiltà del Mediterraneo.

Sempre via mare i Greci, provenienti da Corinto e da Corfù, fondarono la città-stato di Apollonia che divenne in epoca romana un influente centro culturale fino alla fine del III secolo, quando una serie di condizioni sfavorevoli costrinse la popolazione a trasferirsi altrove. Oggi circondato da un suggestivo uliveto, il sito offre numerose prove dell'importanza avuta in passato nonostante siano ancora tanti i ritrovamenti archeologici da riportare alla luce. All'interno dei quattro chilometri di mura fortificate si possono ritrovare tracce dell'importante trascorso storico nella Casa dei Mosaici del III secolo, in un piccolo teatro e nel centro amministrativo risalente al II secolo oltre che nel museo bizantino e nella Chiesa di Santa Maria, di epoca più tarda, comprese nel complesso del Museo di Apollonia. Il recente ritrovamento di una necropoli dell'Età del Bronzo o del Ferro fuori dalle mura del castello lascia immaginare quanto ci sia ancora da far conoscere intorno e all'interno della zona in cui sorgeva l'antica acropoli.

Con il crollo dell'Impero romano alla fine del IV secolo, il dominio dell'area passò all'Impero Bizantino fino all'invasione di popolazioni barbariche come come i Goti e gli Avari. Soltanto con la sottomissione all'Impero Ottomano si ritroverà una continuità di potere che durerà per oltre cinque secoli. I cambiamenti sociali e religiosi furono fortissimi: primo fra tutti la conversione di gran parte della popolazione all'islam e l'emigrazione da parte di chi non accettava il cambio di fede. Parallelamente anche a livello architettonico la nuova dominazione lasciò un segno profondo come dimostra Berat, soprannominata "città dalle mille finestre" e Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO dal 2008, che deve la sua bellezza ad un insieme pittoresco costituito da una moltitudine di case di epoca ottomana, con i loro caratteristici muri bianchi e tetti di tegole, che occupano i versanti delle colline circostanti, ornate di ulivi e ciliegi che risaltano sullo sfondo dei monti più aspri coperti di pini. Dapprima fortezza illirica poi città fortificata occupata dai bizantini, dai bulgari, dai serbi e dai turchi ottomani, Berat, specializzata a partire dal XVIII secolo nell'artigianato del legno, è caratterizzata da numerosi antichi quartieri vivaci e caratteristici che devono il loro fascino ad un susseguirsi di vie e cortili privati intorno agli edifici. Il quartiere intorno al castello (kalasa) dalla cui Fortezza Interna, che occupa il punto più alto, si può godere di un panorama mozzafiato. Il quartiere Mangalem con le sue tre interessanti moschee (la Moschea del Sultano, la Moschea di Piombo e la Moschea degli Scapoli). Nel quartiere originariamente cristiano di Kala sono, invece, molto interessanti le chiese originali prima fra tutte la Chiesa della Dormizione di Maria che ospita il Museo Onufri.

Anche la cittadina di Argirocastro deve il suo fascino al castello e alle case arroccate sulla collina che però qui hanno la particolarità di essere, per motivi di difesa, imponenti e privi di finestre al piano terra, caratteristiche che, insieme al tipico tetto di ardesia, le fanno sembrare delle piccole fortezze. La singolare commistione tra i caratteri tipici dell'architettura ottomana e quelli locali ha fatto sì che queste abitazioni siano diventate la maggiore attrazione turistica, almeno per quanto riguarda quelle, come Casa Zekate e Casa Skenduli, che meglio hanno resistito al progressivo degrado verificatosi in seguito alla caduta del comunismo, periodo in cui, per volere del dittatore, Gjrokastra era diventata una città-museo.

All'interno della fortezza, una delle più belle e possenti dell'Albania, oltre alle case fortificate assumono un fascino particolare il bazar, ovvero il centro della Città Vecchia, con i suoi negozi di artigianato, ed il castello, avvolto da un'aura misteriosa a causa della collezione di armature ospitata al suo interno, piuttosto sinistra, e del festival folkloristico di Argirocastro che si tiene nel castello con cadenza all'incirca quinquennale.

Considerata tra le migliori mete per il 2018 anche dal National Geographic, l'Albania non aspetta che un'occasione per farsi conoscere e amare dal viaggiatore.


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